C’è anche Vico al Festival di Sanremo, che non suonava la chitarra nei New Trolls né altro strumento in un qualche tramontato gruppo finito nell’oblio. Forse non aveva nemmeno voce, ammesso pure che la voce sia necessaria per venire a Sanremo. Se sessantun anni vi sembrano pochi, provate voi ad essere originali. A Sanremo, con i corsi e i ricorsi della storia e delle canzoni, è difficile non ripetersi. Complicato, essere originali. Ancor più arduo scandalizzare. All’Ariston ne abbiamo viste di tutto, di più e, se pensiamo a edizioni come quella passata, anche di peggio. L’entusiasta e solare Al Bano, ad esempio, accende soltanto le luci su un mondo, quello della prostituzione, che ha fatto capolino (nei testi, naturalmente) nel lontano Sanremo del ‘57. La sua Amanda si muove nell’aria tiepida della periferia, così da far agevolmente rima con la vita libera, piena di fantasia. Quando Sanremo aveva appena sei anni, questo mondo sordido si animava di notte, appena rischiarato dalla luce della luna. Con voce sensuale e ammaliante, Jula De Palma lo evocava. Amanda è un angelo. L’Amanda annata ’57 era soltanto un’ombra, «ombra della notte che cammina quando è più deserta la città». Forse una persona che si affretta verso casa, per avere finito tardi in ufficio? Macché. «Con il tuo passo lieve lungo il marciapiede – precisava la voce vellutata – cerchi con l’amor la carità». Se fu presa la buona abitudine di mandare a letto i bambini dopo Carosello, un motivo ci sarà stato.E nemmeno i soldatini sono nuovi. Tricarico con rispetto si inchina ai nostri «soldatini di frontiera». Quale frontiera? Forse quella da dove i soldati tornano avvolti nel tricolore? «Mille mamme aspettano. Cercate di non farvi fucilar». Forse le mamme che hanno i figli in Iraq o in Afghanistan? È un pezzo d’Italia. Come era un pezzo del Paese, addolcito da un mesto rataplan, quel tamburino del reggimento che Gino Latilla e Giorgio Consolini portarono a un Sanremo della preistoria, l’edizione del 1953. Tamburino che incita i compagni e «con loro cadesti tu».In sessantuno anni il Paese cambia. Grazie a Sanremo per avercelo ricordato, ma la cosa è da tutti immediatamente percepibile. Nel 1964 Gigliola Cinquetti aveva più o meno la stessa età della minorenne di questo Sanremo, Micaela: 17 anni. Cinquetti disse al fidanzato, tenera ma risoluta, che non aveva l’età per uscire sola con lui. Micaela, col fidanzato c’è già uscita, ed è lui che se n’è andato: «Ma non riesco a credere che non sei qui con me». I tempi cambiano.Vico a Sanremo, non saprebbe contare le foglie morte. Spettacolo triste e anche noioso. Da quelle di Viale d’autunno di Carla Boni e Flo’ Sandon’s a quelle dei Modà di quest’anno sono passati 59 edizioni di Festival. L’amore quando muore è sempre paragonato al triste e melanconico autunno: «Lungo un viale ingiallito d’autunno, tristemente m’hai detto: è finita». Tanti passi avanti non sono stati fatti: «Piangerai, come pioggia tu piangerai, e te ne andrai. Come le foglie col vento d’autunno triste tu te ne andrai». Tuttavia né le une né gli altri si rassegnano. Quante foglie morte! È fatica improba contarle. Vico preferirebbe la chitarra o la batteria.