venerdì 4 dicembre 2009
Ispirati agli scritti e agli studi teologici di santa Teresa d’Avila e di Edith Stein brani come «La settima stanza» e lo stesso «Cercati in me» Toccanti le interpretazioni dell’Ave Maria dall’«Otello» e di «Nada te turbe»
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Giuni Russo «ha compreso il linguag­gio dell’Amore Divino e lo ha canta­to » ricordano le note di copertina di Cercati in me, l’album con cui il mondo del­la musica si riappropria dell’eredità della 'voce' siciliana, a cinque anni dalla pre­matura scomparsa. Arrivato sul mercato in punta di piedi, Cercati in me consegna in­fatti una nuova nostalgia ai fans di Giuni, con la forza sincera e dolente di cinque i­nediti e di alcuni remix segnati dal ramma­rico per quel che avrebbe potuto essere e non è stato, ma anche dalla straordinaria forza evocativa di una personalità che il tempo non è riuscito a confinare in un an­golo buio della memoria. Da quando Giu­ni ci ha lasciati, infatti, non è passato anno senza tracce di lei: album dal vivo, raccolte di duetti, antologie e perfino un documen­tario firmato da Franco Battiato nei panni di regista, hanno mantenuto vivo infatti un ricordo attorno al quale familiari e amici hanno perfino mobilitato un’apposita as­sociazione culturale. Per continuare a con- segnarci l’interprete di Energie così come sarebbe stata oggi: i­spirata, fremente e percorsa da quella spasmodica ansia di ricerca che la vita a­veva ripagato col sol­do della solitudine. Con l’ausilio di uno spettro linguistico in bilico tra italiano, a­rabo e giapponese, Cercati in me traver­sa undici canzoni fa­cendo leva sulla ten­sione di Giuni verso le Sacre Scritture che, dall’inizio degli anni 90, ha scandito la sua elevazione morale ed artistica. Ispirati agli studi e agli scritti teo­logici di santa Teresa D’Avila e di Edith Stein, brani come La settima stanza o la stes­sa Cercati in me danno l’incipit ad una nar­razione che incrocia pure lo spirito natali­zio di Adeste fideles e la sacralità ottocente­sca dell’Ave Maria verdiana di Otello. Insomma, un repertorio inteso come atto d’amore, di conforto, di preghiera, di ode all’inviolato perché riscatti il sentimento dell’arte dalle futilità che la deprimono. Tra i solchi di Cercati in me c’è la fede, ma pu­re la tensione, l’impegno, la passione, a ri­prova che in Giuni spiritualità e irrequie­tezza rappresentavano una interessante armonia degli opposti. Ma il messaggio più significativo di questo nuovo disco lo spar­ge probabilmente la mini suite con cui sci­volano uno sull’altro il tradizionale irache­no Fogh in Nakhal ('Sulle palme'), Sakura e Nada te turbe. Completano il quadro, an­cora una volta perfettamente a fuoco, le ver­sioni rimissate di Oceano d’amore e Amore intenso scritte da Giuni a quattro mani con Maria Antonietta Sisini. Cercati in me è Giu­ni così come l’attendevamo, ancora.
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