Il suo «sguardo profondo sull’essere umano» è evidente, noto. Ma nell’esprimere la sua visione della vita e delle persone, intrisa di fede, mostra riservatezza, quasi pudore: perché la considera «un’esperienza molto intima», mentre desidera che i protagonisti dei suoi libri e dei suoi reportage rimangano in primo piano e lui sullo sfondo, come semplice narratore di storie viste da vicino. Padre Tomasz J. Chlebowski, poeta pluripremiato e studente trentasettenne alla Pontificia Università della Santa Croce, entra in punta di piedi nell’esistenza del reporter Ryszard Kapuscinski, suo connazionale, per svelarne la spiritualità discreta, mai sbandierata. Ne danno uno spaccato intenso e sintetico due brevi liriche del famoso reporter scomparso nel 2007, che «si è guadagnato un posto nella storia del giornalismo del Novecento con il suo lavoro in Africa, in America Latina e in Russia».«E non mi è rimasto altro che Dio / significa / è rimasto tutto / se credi»: versi lapidari, nella loro essenzialità. E nella poesia intitolata 'Rosario', Kapuscinski afferma: «Di legno / di osso / di vetro / decina dopo decina / infilzato / annodato / minuzzoli arrotati / con cui componi la strada / per il cielo». Parole che attestano limpidamente come la gerarchia dei suoi valori fosse «fino in fondo intrisa dello spirito del Vangelo», sottolinea ancora Chlebowski nell’intervento su 'La fede e la religione secondo Ryszard Kapuscinski', che svolgerà oggi a Roma al convegno 'Scrittori del Novecento e mistero cristiano'. Autore di tanti libri di successo, ritenuto un maestro da molti giornalisti, lo scrittore polacco «non si presenta come un cristiano dichiarato, anche se alla domanda sulla sua fede rispondeva di essere cattolico », afferma Chlebowski, citando i ricordi di Jerzy Nowak, uno degli amici del reporter: «Non tollerava la cattiveria, la disuguaglianza e la miseria, tanto che si creò una sua concezione di autosacrificio. […] Ryszard era colpito da San Francesco e dalla sua concezione della ricompensa delle colpe, anche di quelle non commesse da noi. Questo può sembrare ingenuo, ma viveva con la sensazione della missione, la missione francescana di salvare del mondo». E pro- segue: «Gli è stata data la possibilità di rendere consapevole il mondo di che cosa succede in Africa, sentiva il dovere di parlare alle coscienze umane. E per dare testimonianza doveva vivere tra gli uomini che descriveva, dividere, per quanto riusciva, con loro la sorte, prendere le loro malattie, insieme provare la fame. Era pronto a sacrificare la salute e la vita».Chlebowski analizza l’approccio alla fede di Kapuscinski; in una delle interviste rilasciate, sostiene: «Non scrivo nei miei reportage direttamente di Dio, perché il reportage forse non è un genere per considerazioni metafisiche. Tuttavia mi sembra che la discussione della vita spirituale degli uomini è uno dei temi più importanti dei tempi moderni». Il bisogno di trascendenza viene riconosciuto nelle culture intercettate: «Già la prima esperienza all’estero del reporter aveva come obiettivo rilevare l’importanza della dimensione religiosa degli uomini del luogo. Durante il soggiorno in India si sorprende perché le divinità indiane 'non si fanno concorrenza tra loro, ma coesistono in armonia e unità'». Questa concezione della religiosità fondata sulla comprensione degli altri parte di un imprinting dialogico: nella sua città natale, Pinsk, convivevano diversi credenti. Suo padre, insegnante, il sabato accompagnava i bambini ebrei in sinagoga, la domenica alla chiesa ortodossa o cattolica. L’humus multireligioso ha contribuito a formare in Ryszard «la straordinaria apertura mentale verso gli altri e le diverse confessioni religiose ». Successivamente, in base alle sue osservazioni, affermerà che l’«uomo del Terzo Mondo» è molto più religioso di quello occidentale. Ma l’attenzione all’incontro tra spiritualità, civiltà e culture, in vista di un «miglioramento della situazione d’ogni uomo, affinché possa vivere con la dignità che merita e nel reciproco rispetto della diversità », resterà sempre un chiodo fisso per Kapuscinski. Di estrema attualità.