Tutti quelli che hanno amato
Le vite degli altri, si stupiranno che Florian Henckel Von Donnersmarck, regista di quel successo da premio Oscar, e per questo invitato ad Hollywood a dirigere Angelina Jolie e Johnny Depp, abbia potuto firmare un film come
The tourist. E non tanto per l’utilizzo (anomalo, per lui) di due simili superstar; «Ma proprio perché tutti, dopo l’Oscar, si aspettavano che io dirigessi un’altra pellicola seria, drammatica, cupa – come riconosce lui stesso di passaggio a Roma, all’indomani del debutto (assai infelice) del film in Germania – Soprattutto nel mio Paese, dove le critiche non sono state tenere, tutti si aspettavano il bis. E invece io, ancor prima del pubblico, avevo bisogno di una storia leggera, ironica, elegante. Come certe commedie sofisticate degli anni 30: una cosa che mettesse tutti di buon umore». Il risultato è stato, appunto,
The tourist: una «romantic comedy thriller» (definizione dello stesso Von Donnersmarck), che mixando due volti popolarissimi a scorci veneziani e parigini di gran presa, e inserendo il tutto un giallo che pare ripreso (ma il regista lo nega) da
Intrigo internazionle di Hitchcock, da venerdì 17 debutterà in 450 cinema italiani. Inutile dire che molto dell’«appeal» dellla pelicola risiedena nei due divi protagonisti: attesissima ieri a Roma per l’anteprima, la Jolie è stata bloccata a Berlino dalla neve; ed è giunta in tempo solo per la passerella della serata, lasciando l’onere della conferenza stampa al collega Depp. Il quale se l’è cavata brillantemente: «È vero: questo è un personaggio diverso da quelli che, più istrionici e sopra le righe, mi hanno reso noto – ha esordito (nel film è un turista americano che, dopo il fatale incontro in treno con una misteriosa Jolie, rimane coinvolto da un fitta rete di intrighi e passioni) – Ma stavolta la sfida per me era proprio questa. Apparentemente si tratta di un uomo normale, quindi va recitato tutto in sottotono; ma poi si rivela assai più blislacco, e allora deve far intravedere, fra le pieghe di un’inamidata irreprensibilità, i segnali di una strana inquietudine». Il divo (che per questa sua interpretazione ha ottenuto, assieme alla collega, la candidatura per miglior attore ai Golden Globe, accanto a quella otteuta dalla pellicola stessa come miglior commedia) si dichiara entusiasta di aver girato per cinque mesi a Venezia: «Già qualunque essere umano riterrebbe questo in incredibile regalo. Ma per un attore, poi, è un’opportunità unica d’essere letteralmente immerso nella magia e nella poesia». «Non ho considerato Angelina e Johnny delle star – considera da par suo il regista – Ma semplicemente quello che sono: due grandi attori». Non minor entusiasmo Von Donnersmarck lo dimostra per i numerosi attori italiani presenti nel cast: «È stata una vera sorpresa scoprire un tale misto di eleganza e di umorismo in Christian De Sica (che nel film interpreta un poliziotto corrotto - ndr). Da quando vidi
La meglio gioventù, poi, sognavo di lavorare con Alessio Boni, qui nei panni di un sergente dell’Interpol. Trovo che le imitazioni di Neri Marcorè siano delle autentiche interpretazioni d’attore. E ogni volta che vedevo sulla tv italiana Nino Frassica, pensavo: "Devo trovargli un ruolo da carabiniere in un mio film". Beh: ci sono riuscito».