«Dai film di Salvatores al Meeting di Rimini il passo è grande e impegnativo. È una realtà che non conoscevo, ma che mi affascina. Sarà una sfida». Gigio Alberti, milanese, classe 1956 è conosciuto al grande pubblico per le commedie dolceamare Mediterraneo (Oscar nel ’92), Marrakesh Express, Sud mentre a teatro viene apprezzato da anni all’Out Off di Milano come nell’ultimo Aspettando Godot. Aria da eterno scapigliato, il 23 agosto sarà invece un frate spagnolo del ’600 in Miguel Mañara, opera di Oscar V. Milosz che aprirà il trentesimo «Meeting di Rimini» con la regia di Otello Cenci.
Senta Alberti, la sua partecipazione al Meeting di Comunione e Liberazione è piuttosto insolita. «In effetti spesso sono targato come attore di Salvatores, e questo mi sta un po’ stretto. Sono sorpreso che qualcuno abbia pensato a me per un ruolo così denso per il Meeting. Pensi che il regista Otello Cenci mi aveva visto a teatro nei panni di un rivenditore d’auto idiota. Ed ora invece sarò un religioso tormentato, padre Miguel Mañara da anziano, mentre il ruolo da giovane è affidato a Matteo Bonanni».
Si tratta di un’opera poco rappresentata del primo ’900 del lituano Milosz. Cosa vedremo? «Si inizia dalla mattina in cui Mañara muore e rivede la sua vita. Da giovane è un don Giovanni ma già insoddisfatto e disgustato, sempre alla ricerca di qualcosa. Poi, conosce Girolama, una ragazza molto credente: se ne innamora e si avvicina a qualcosa di diverso che non conosceva. Purtroppo lei muore e questo porta Mañara verso una ricerca più profonda. Va a pentirsi da un abate, e questi lo istruisce su come 'elaborare' il passato, un tragitto complesso che alla fine lo porterà alla fede e addirittura a fare miracoli».
Sarà un’opera intima o corale? «Sarà un mistero in sei quadri, il Meeting lo ha già rappresentato nell’89 come una sacra rappresentazione. Noi lo recitiamo in un palasport da 3000 persone, sarà uno spettacolo grandioso, anche se le dimensioni da concerto rock un po’ mi spaventano. Ma sono convinto che questo testo non sia stato scelto a caso, è denso di parole che hanno un peso e una sostanza e sono certo che il pubblico che avremo davanti abbia voglia di confrontarsi con certi temi».
Il sacro è così insolito per lei? «Non ho mai affrontato il teatro sacro, ma alla fine tanti testi teatrali che hanno un minimo di profondità si scontrano coi problemi fondamentali dell’esistenza. In Aspettando Godot , in qualche modo c’è una ricerca, anche se non di Dio. In Miguel Mañara, la risposta arriva tramite gli incontri: la possibilità di cambiamento sta nel contatto con gli altri».
Sue riflessioni personali? «Il testo mi ha molto colpito come persona. C’è una frase dell’abate che dice a Mañara disperato dalla morte dell’amata: 'Non venire qui a urlare la disperazione, pensi troppo al tuo dolore. La penitenza non è dolore, è amore'. Ora sono in montagna da solo e cerco di avvicinarmi verso l’Alto, cerco un’ispirazione per affrontare questo testo».
Progetti futuri? Sarà nel nuovo film di Salvatores? «No, ma ritrovo alcuni miei compagni di viaggio in tv. Girerò una sitcom per Mediaset con Diego Abatantuono, Fabio De Luigi, Bebo Storti. Saremo un gruppo di vecchi calciatori».
CHI E' GIGIO ALBERTILuigi 'Gigio' Alberti nasce a Milano nel 1956. mentre studia all’università si iscrive a una scuola di mimo dove incontra Paolo Rossi. Insieme iniziano la carriera d’attore e in palcoscenico incontra Gabriele Salvatores per cui recita in «Comedians», «Eldorado», «Café Procope». Da anni lavora all’Out Off di Milano e la prossima stagione riprenedrà «Aspettando Godot». Dalla fine degli anni ’80 in poi partecipa a molte pellicole italiane, a volte come semplice attore (come in «Sud» di Gabriele Salvatores), a volte come protagonista in film 'corali' come «Kamikazen ultima notte a Milano», «Marrakech Express» e «Mediterraneo» (vincitore dell’Oscar 1992 come migliore film straniero) sempre di Salvatores. Tra gli altri film «L’ora di religione» di Bellocchio e «Tutti gli uomini del deficiente» di Paolo Costella e la Gialappa’s band. Partecipa anche a telefilm e film per la televisione come «Zanzibar», «Renzo e Lucia» (2004), «Cuore di Ghiaccio» (2006), «I liceali» (20082009). Quest’autunno sarà in una sit-com targata Mediaset su un gruppo di vecchi calciatori con Diego Abatantuono, Fabio De Luigi e Bebo Storti.