Libertà è la parola chiave. L’Europa è lo scenario. Il viaggio è lo strumento o, forse, qualcosa di più. Lo dice bene il giovane lituano Kestutis: «Viaggiare è il motore che spinge la mia vita. L’obiettivo non è di arrivare a destinazione – ma di essere sulla strada». Qui uno si aspetterebbe la citazione di Jack Kerouac, e in vece no: non
on the road, ma
on the railway, ovvero non per strada, ma per ferrovia. Perché l’epoca è un’altra: sì, ci sono i ragazzi col sacco a pelo e lo zaino in spalla, ma non tanto coi capelli lunghi e le chitarre a tracolla che col dito proteso attendono un benevolo passaggio. È tutto piuttosto programmato: orari di partenza e luoghi di arrivo, città da visitare, musei e locali di cui già si è saputo via internet, tramite quel tam tam che corre sulle onde elettromagnetiche delle
communities e delle altre molteplici forme di interscambio via web. E quando Kestutis proclama: «Avventurarsi è il modo più colorato per vivere...» ha le idee molto chiare: «Il modo migliore è InterRail!». Sembra uno spot pubblicitario e forse lo è; infatti il giovane lituano è moderatore di un sito internet (ce ne sono diversi) su cui gli
interrailist si scambiano informazioni, inviti, pareri. Il russo Andrei per esempio racconta che si è appassionato di viaggi sin dai sette anni, quando i suoi lo portarono in Germania Est; gli è piaciuto, vi ha preso gusto e ha continuato: con InterRail. La danese Maria aggiunge uno sprizzo di dottrina: «Mi sorprende sempre constatare come non si possa nemmeno cominciare a capire che cos’è veramente una cultura, finché non ci sei dentro». Mentre la turca Gulben elabora con appassionata eloquenza: «Penso che la terra sia un dono ricco di luoghi meravigliosi da visitare, di persone da incontrare. Mi piace viaggiare perché è il modo migliore di apprezzare tutti gli aspetti che questo dono ci offre. E desidero un mondo senza confini....».Nell’800 c’era il Grand Tour per i rampolli delle famiglie di potere: ed era un bene che conoscessero qualcosa fuori dal loro Paese, perché guardare negli occhi "l’altro" è il modo migliore per strapparsi il velo del pregiudizio. Nel 1972, cinquantesimo anniversario dell’Unione Ferroviaria Internazionale, fu lanciato InterRail da 21 Paesi europei (anche oltre la cortina di ferro, in Ungheria e Germania Est): l’accordo consentiva ai giovani under 21 di muoversi in treno all’estero, per un periodo dato, con un biglietto unico a chilometraggio illimitato. Il Grand Tour era arrivato alla portata di tutti. Lo scopo era favorire la reciproca conoscenza: e ha funzionato, dopo una trentina di anni circa 7 milioni di ragazzi ne avevano approfittato.Col tempo l’offerta si è evoluta, è stata estesa agli adulti e il numero di Paesi aderenti è arrivato a 30. Ora ci sono due fasce d’età: maggiori o minori di 26 anni, con variazioni nel costo dei biglietti, ulteriormente differenziati a seconda che si prenda il
global pass, che consente di viaggiare indifferentemente in tutti i paesi o il
one country pass, per muoversi in un solo Paese (che non dev’essere il proprio). Ulteriori differenziazioni riguardano la durata del periodo (che va da 10 a 30 giorni, il numero di giorni di viaggio utilizzabili nel periodo dato, e altre specificità. Per esempio, nel caso si prenda un
pass per un solo Paese, il costo sarà maggiore se più grande è la sua rete ferroviaria (per dire, Francia e Germania sono nella fascia più costosa, l’Italia è nella seconda fascia con l’Austria e il Benelux). Ma la convenienza è evidente: un
global pass di 30 giorni, durante i quali si può sempre viaggiare, a un giovane di meno di 26 anni costa 399 euro, a un adulto 599. E si può andare da Lisbona a Vienna, a Berlino, Stoccolma, Varsavia, Copenaghen e in tutto quel che c’è nel mezzo e attorno. Mentre un
pass per un solo Paese di prima fascia (tipo Germania) valido 30 giorni, con la possibilità di viaggiare per 8 giorni (192 ore di viaggio), costa 194 euro a un giovane, 299 a un adulto. Per paragone si provi ad acquistare un biglietto Milano - Reggio Calabria e ritorno (costo attorno ai 260 euro) e si apprezzeranno i vantaggi di InterRail.Eppure, dopo i primi decenni di crescita, negli anni passati qualcosa è successo. Se nel 2002 il fatturato InterRail si aggirava sui 47 milioni di euro, nel 2005 era sceso a 30 milioni. «C’è stato un picco negativo – riferisce una fonte di Trenitalia – sembrava che la moda fosse passata, dopo tanti anni di incrementi. Un calo attribuibile all’ampia disponibilità di biglietti aerei a basso prezzo via internet: questo ha portato molti giovani a programmarsi i viaggi con altri sistemi. Ma dal 2007 si è verificata una ripresa, nel 2009 la vendita globale è stata di 50 milioni di euro». Quest’anno il bilancio si aggira sui 55 milioni. «Il vantaggio di InterRail è che lascia un ampio margine di libertà: si possono scegliere le mete, cambiarle, viaggiare e fermarsi quando si desidera. Non è necessario programmarsi in anticipo tutta la vacanza. La libertà di scelta è una delle caratteristiche fondamentali. È il modo di viaggiare più adatto ai giovani e non a caso il 65 per cento degli utenti ha meno di 26 anni». Curiosamente, anche se i paesi più turistici d’Europa sono Francia, Spagna e Italia, gli affezionati di InterRail scelgono soprattutto la Germania: perché? «In Germania con InterRail si possono usare molti treni senza prenotazione: e questo è uno dei requisiti perché si esplichi il viaggio in libertà. Qui da noi, invece, come in molti altri Paesi, si richiede la prenotazione sui treni di lunga percorrenza, il che crea una certa rigidità». Ed ecco che nel 2009 i viaggi InterRail in Germania hanno fatturato oltre 4 milioni di euro, in Italia, che è seconda in classifica, attorno a 1 milione e 750 mila.Il fascino del treno comunque regge, non ha caso sono sorte vere e proprie reti di persone che dopo l’esperienza InterRail si tengono in contatto, perché durante i tragitti c’è tempo di dialogare.