Nel suo
La lotta di classe dopo la lotta di classe, il sociologo Luciano Gallino nota le similitudini fra la nostra situazione e quella dell’Inghilterra della rivoluzione industriale. Mentre le crisi economiche colpiscono soprattutto i più poveri, un ceto di «super-ricchi» diffonde una cultura materialista dove ogni aspirazione superiore sembra soffocata dalla brama di denaro. Il movimento artistico e letterario pre-raffaellita nell’Inghilterra vittoriana rappresenta precisamente un grido d’angoscia contro il materialismo della rivoluzione industriale. I pre-raffaelliti – che, nel nome che assumono, alludono al desiderio di tornare all’arte «prima di Raffaello» (1483-1520), cioè prima della fine del Medioevo – aspirano a ricreare un mondo di valori, d’ideali, di bellezza e anche di idealizzazione cavalleresca della donna e dell’amore. L’aspirazione rimane romantica ed estetica, ma non è priva di sincerità. Se la prima generazione pre-raffaellita è raccolta intorno al poeta e pittore italo-inglese Dante Gabriele Rossetti (1828-1882), la seconda ha come nume tutelare William Morris (1834-1896). Egli è nello stesso tempo – e paradossalmente – un imprenditore di successo, che trasforma le creazioni medievaleggianti pre-raffaellite in oggetti che fanno bella la vita di tutti i giorni, con un marchio e un’industria che esistono ancora ai giorni nostri, e un attivista sociale la cui critica della rivoluzione industriale lo spinge all’impegno socialista. L’artista è anche passato alla storia come marito di Jane Morris (1839-1914), considerata una delle donne più belle di sempre e protagonista di una turbolenta relazione con Rossetti. Sir Edward Burne-Jones (1833-1898) è stato probabilmente il pittore tecnicamente più dotato fra i pre-raffaelliti. Ma – ricordato, oltre che come zio dello scrittore Rudyard Kipling (1865-1936), soprattutto per quarant’anni di sodalizio umano e artistico con Morris, di cui pure non condivideva le idee politiche – nelle storie dei pre-raffaelliti è rimasto un po’ all’ombra di quest’ultimo. Ne esce ora grazie a una monumentale biografia di Fiona McCarthy,
The Last Pre-Raphaelite (Harvard University Press), uno dei libri più importanti in assoluto sul movimento pre-raffaellita. Eminente studiosa di Morris, la McCarthy ci restituisce un Burne-Jones a tutto tondo, notando anzitutto la profonda influenza che sul giovane pittore ha l’incontro a Oxford con il beato cardinale John Henry Newman (1801-1890), da cui nasce propriamente l’apprezzamento dell’artista per il Medioevo. Dopo avere vagheggiato la conversione al cattolicesimo, Burne-Jones – carattere inquieto, che aveva perso la madre pochi giorni dopo la sua nascita e che solo negli ultimi anni di vita, onorato per meriti artistici anche con un titolo nobiliare, sfuggirà alle ristrettezze economiche – da una parte si lascia ricondurre a un protestantesimo piuttosto convenzionale dalla moglie Georgiana Macdonald (1840-1920), dall’altra trova tra i pre-raffaelliti stili di vita lontani dalla morale cattolica. Queste tensioni, se pure non romperanno il matrimonio con Georgiana, si manifesteranno nella lunga storia d’amore con l’artista e modella greca Maria Zambaco (1843-1914) e nelle affettuose relazioni, peraltro probabilmente solo platoniche, con una serie di giovanissime modelle negli ultimi anni della sua vita. Ma – nota la McCarthy – Burne-Jones non rinnegherà mai l’amore per la Chiesa del Medioevo, la Chiesa della bellezza e delle cattedrali.Un amore non interamente pensato, è vero, ma non superficiale, se si pensa a come Burne-Jones riesca a ricreare i colori, le forme e soprattutto lo spirito del Medioevo dei cavalieri e delle fiabe – non come mera imitazione, ma come nostalgia – nei cicli del Graal, di Re Artù, della Bella Addormentata, e in tante altre opere (pitture, vetrate, arazzi) molte delle quali religiose e cristiane. Oggi, dopo un periodo di oblio, sono nuovamente riconosciute come capolavori.