martedì 15 marzo 2011
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Guai toccare un classico. Se poi il classico è anche un «cult» (un film popolare, cioè, più per motivi di costume che artistici) allora il guaio raddoppia. Figuratevi i guai che provoca Ami­ci miei - Come tutto ebbe inizio: la commedia con cui Neri Parenti – noto soprattutto come regista dei cosiddetti «cinepanettoni», cioè le commedie che escono nel periodo di Natale – da domani in 500 sale tenta di mettersi sulla scia di Pietro Germi, Mario Monicelli, Ugo To­gnazzi. Ovvero di ideatore, regista e interprete della pellicola che, nel 1975, conquistò uno straripante successo quale «commedia degli scherzi» d’un gruppo di maturi a­mici burloni, pur essendo – in realtà – una sarcastica ballata sulla loro paura della morte.A capire dove la nuova puntata va a parare, però, basta dire che è am­bientata nel 1400 (è un «prequel»: spiega cioè come nacque la tradi­zione toscana degli scherzi terribi- li) e che è interpretata da Christian De Sica, Giorgio Panariello, Miche­le Placido, Paolo Hendel, Massimo Ceccherini. Insomma: dal classico si passa alla parodia. E il cast è pro­prio quello tipico dei 'cinepanet­toni'. Così, oltre a latitare le risate, anche malinconia ed amarezza vanno a farsi benedire.«So che molti fan fiorentini dell’A­mici miei originale hanno prote­stato per il nostro progetto – am­mette Neri Parenti – creando su Fa­cebook un sito al quale si sono i­scritti in migliaia. Ma sono fioren­tino anch’io. E so quanto i miei con­cittadini 'prendono d’aceto'; quanto diventano integralisti, cioè, quando si toccano le cose loro. Per questo non mi preoccupo. E poi, cosa sono 56.000 o 90.000 persone contro i 20 milioni di utenti di Facebook?».Per Giorgio Panariello «la nostra è stata una sfida, certo. Era inevita­bile che dovessimo pagare uno scotto, andando a disturbare il ri­cordo del primo film». «Ma l’ab­biamo fatto come atto d’amore e d’omaggio proprio nei suoi con­fronti », aggiunge Paolo Hendel (che ha preso il posto che inizialmente doveva toccare a Gerard Depar­dieu). «E abbiamo cercato di man­tenerne tutto lo spirito comico, ma anche drammatico – commenta Michele Placido – Anche i protago­nisti di questo Amici miei, infatti, sono d’una comicità mortale».Solo tre dei sette interpreti sono to­scani autentici? «Beh: nell’origina­le non lo era nessuno», ribatte Pla­cido. «E la nostra pronuncia l’ab­biamo curata moltissimo – assicu­ra Christian De Sica (il cui perso­naggio di aristocratico un po’ bla­sè, per il quale dichiara d’essersi i­spirato al grande Vittorio, è stato aggiunto apposta per lui) – Abbia­mo passato dieci giorni ad eserci­tarci in casa dell’amico regista Mar­co Mattolini, toscanissimo». Parenti rivendica inoltre che il sog­getto (poi sceneggiato da Fausto Brizzi e Marco Martani) è quello, mai realizzato, degli stessi autori del classico originale, i mitici Tullio Pinelli, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi. Riguardo il quale Moni­celli (cui il film, curiosamente, non è dedicato; mentre lo è ai suddetti scrittori) commentava: «Non ho nulla in contrario che facciate un 'prequel'. Purchè il film funzioni. E soprattutto faccia ridere». Ap­punto. Come volevasi dimostrare.
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