martedì 16 luglio 2013
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È un supereroe in crisi. Lascerà sul campo alcuni dei suoi vizi peggiori, soprattutto l’irascibilità, che gli procura l’incontrollata fuoriuscita dalle mani di affilate lame d’acciaio. Il nuovo Wolverine - L’immortale, in anteprima italiana all’Ischia Global Fest il 21 luglio e in sala dal 25, subisce e combatte violenze e soprusi nel mezzo di una cultura a lui assolutamente estranea, quella giapponese. Inizia con le immagini di un triste funerale il secondo capitolo della serie in cui il barbuto personaggio è nuovamente interpretato da Hugh Jackman, stanco e segnato da una grande solitudine e dalla presenza di Mariko (l’attrice Tao Okamoto), mentre un subdolo nemico, Silver Samurai, crea occasioni di battaglie in stile ninja. James Mangold, il regista di Ragazze interrotte, Walk the line e Quel treno per Yuma, conferma: «Non m’interessava girare il solito film in cui il cattivo distrugge una città, uno stadio, un pianeta. L’energia di questo Wolverine, la sua drammaticità, provengono dal carattere del supereroe, per il quale questa volta proviamo vera compassione».Logan lo abbiamo conosciuto come un eroe senza casa, senza famiglia, senza affetti, irrequieto, insoddisfatto.Il suo problema principale, quello che lo rende instabile e lo fa muovere senza sosta e meta, è l’immortalità. Logan-Wolverine ha il vantaggio di vivere per sempre e di essere quasi indistruttibile, ma questo si accompagna alla sventura e alla sofferenza di veder morire tutti coloro che ama. Crolla il mondo che gli sta attorno, spariscono pian piano familiari e amici. La presa di coscienza della sua invulnerabilità diventa per lui una maledizione, i suoi poteri sono la fonte della sua solitudine.Tokyo accoglie un eroe depresso, alla deriva.Ha perso tutto: la moglie, gli X-Men che lo avevano cresciuto e protetto. È come un <+corsivo>ronin<+tondo> giapponese, senza più il suo maestro di riferimento. Non ricorda il passato e non ha più obiettivi. Non capisce perché deve ancora vivere.Una situazione davvero poco eroica.È semplicemente disgustato dall’umanità. Non ha più ragioni per assolvere il suo compito, quello di tirare fuori la gente dai guai, per continuare a essere un supereroe. Dentro è distrutto e questa è la dimensione che più interessava me e Jackman, quando abbiamo pensato al film.Per Logan le cose si complicano, anche emotivamente.La terra sconosciuta in cui si trova è come una caverna fisica ed emozionale dove nascondersi dall’umanità, fuggire dai propri incubi e non risvegliarsi più. Il film esplora che cosa significa essere un supereroe quando non hai più alcuna guerra da combattere, quando non sai più da quale lato ti trovi, se in quello dei buoni o dei cattivi. Logan è catapultato in questo viaggio duro, ma l’eredità di ciò che è stato riaffiora e dovrà per questo ritrovare, con grande dolore, la forza per diventare di nuovo il Wolverine che abbiamo conosciuto.L’ambientazione giapponese, che si trova nei fumetti a partire dal 1982, è una novità.Wolverine scopre che in Giappone nessuno è esattamente quello che sembra. Precipita in un labirinto di inganni, un mondo di intrighi creati da potenti e ricchissime corporazioni che deve combattere fisicamente, ma è anche costretto a controllare le sue emozioni. Riscoprirà alla fine la bellezza dell’amore. Un aspetto che ha affascinato Hugh: unire la forza ferina alla fragilità del cuore umano. È l’unico in grado di farlo: può cantare a Broadway in un musical e sparare in un western, essere l’attore brillante di una commedia e un supereroe vulnerabile e feroce.
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