Un simbolo di forza quello del chiodo. Ma allo stesso tempo anche di fragilità se si tratta del Sacro Chiodo, quello della Croce di Cristo. Un’idea semplice. Un’idea che si è fatta musica tra le mani di Giovanni Sollima. «Quando i Cameristi della Scala mi hanno proposto di scrivere una partitura dedicata al Duomo di Milano ho vestito i panni del turista e mi sono messo a leggere guide sulla cattedrale » racconta il violoncellista e compositore siciliano che questa sera sarà nel capoluogo lombardo per la terza edizione de I milanesi per il Duomo. «Avevo per le mani il violoncello – continua – quando la mia attenzione è stata catturata dal Sacro Chiodo custodito, appunto, nella cattedrale. Ho iniziato a suonare e ne è scaturita una linea melodica fragile, semplice che poi è diventata l’ossatura del mio nuovo lavoro ». E Il Sacro Chiodo, un brano per violoncello e archi, stasera risuonerà in prima assoluta sul sagrato del Duomo davanti a oltre 5mila persone, pezzo forte di un concerto che vuole essere un omaggio al simbolo di Milano. «Un’esecuzione durante la quale duetterò con il suono e la luce – promette il musicista –. Ieri sera, infatti, ho registrato il brano sulle terrazze della chiesa, proprio sotto la guglia della Madonnina. Oggi in piazza verranno proiettate le immagini e si sentirà il suono che si fonderà con quello dell’orchestra e del mio violoncello ». Un dialogo tra alto e basso che Sollima ha voluto per raccontare «un’esperienza tutta interiore. Solitamente – spiega – quando scrivo una partitura mi ispiro anche al luogo nel quale sarà eseguita. Poteva essere lo stesso anche qui, con la meravigliosa cornice del Duomo. Invece Il Sacro Chiodo è un canto poetico, un lamento senza parole che racconta uno spazio interiore, che mette sul pentagramma le mie riflessioni di fronte a questo simbolo della cristianità». Quello milanese non è il primo confronto del musicista con il sacro: «Penso che la musica sia un elemento congeniale, a volte più delle parole, per affrontare le grandi domande dell’uomo, quelle sulla vita e sulla morte». E con il pensiero va a Bach di cui sta incidendo le Suite per violoncello, suo prossimo lavoro discografico che uscirà in contemporanea con BaRock , album che raccoglie pagine dove la grande musica barocca si contamina con le sonorità degli anni 60 e 70. Un esempio anche stasera con Vivaldrix , dove il Barocco incontra Jimi Hendrix. «Ho sempre pensato che l’approccio che avevano i musicisti barocchi, che componevano direttamente sullo strumento, sia lo stesso messo in atto dai grandi del rock. La furia ritmica e visionaria che mi affascina in Vivaldi è la stessa che trovo nei pezzi di Hendrix». E quando gli chiediamo, visto il nome che ha fatto e visto che siamo in tema di anniversari, se la musica classica avrebbe bisogno di una sua Woodstock, Sollima risponde entusiasta. «Sarebbe salutare per un mondo troppo spesso prigioniero di schemi vecchi e di vetrine obsolete come sono diventati i festival. Penso che tutti i musicisti si lancerebbero con entusiasmo in un progetto del genere anche per avere un contatto e uno scambio diretto con il pubblico». E promette: «Mi metto subito a lavorarci. Il luogo? Non è importante. Anche perché Woodstock era un posto sconosciuto. È stato poi l’evento a creare il luogo». Il violoncellista Giovanni Sollima