giovedì 7 aprile 2011
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Non si domandava, Duncan Jones, che cosa mai ci facesse la luna silenziosa nel cielo, quando due anni fa ha scritto e diretto il suo film d’esordio, Moon, appunto (budget limitatissimo e riconoscimenti planetari). L’inquietudine, la paura, era trasferita lassù, mentre un solitario abitante di una sperduta base lunare faceva scoperte non troppo piacevoli sulla spregiudicatezza umana, la scienza sempre in bilico a creare mostri, denaro e potere. Quella volta era il nostro satellite il mondo alternativo per una storia fantastica, ma non troppo: in Source Code – in uscita il prossimo 29 aprile – il bravo, giovane regista – figlio della rockstar David Bowie – l’azione fantastica la sposta quaggiù, sulla terra, in un treno e nel tempo, che entrambi corrono veloci, troppo veloci. Sono soltanto otto i minuti che il Capitano Colter Stevens, ossia Jake Gyllenhaal, ha a disposizione per sventare un pauroso attentato e un attacco nucleare alla città di Chicago: ma sono otto minuti che – rivissuti più volte – forse sono veri, forse no. Il progresso informatico, infatti, ha permesso di correre, come quel treno, in una realtà parallela il cui sbocco può proteggere la nostra. «Con un software come Source code – dice Gyllenhaal – si sarebbe potuto entrare, ad esempio, negli aerei dell’11 settembre e sventare la tragedia».Anche Duncan Jones è possibilista sull’uso della scienza per nobili fini. «La prima proiezione di Moon – dice – è stata fatta alla Nasa, davanti agli scienziati. Ho posto una domanda: prendereste in considerazione la possibilità di mandare delle persone malate in fase terminale a colonizzare Marte? Il limite, mi è stato risposto, è la libertà. Che quel sacrificio sia sempre scelto liberamente, mai imposto dall’esterno».Un’eco terribile segue quel treno in corsa, il terrorismo. I militari, per combatterlo, non esitano a manipolare la vita e la realtà. Un atto d’accusa? Il mio film non è un manifesto contro i militari: ho rispetto per le persone che scelgono di spendere la loro vita per proteggerci. Il personaggio del film ha pagato il suo prezzo, non gli è stato reso il dovuto ringraziamento. Quello che succede, in fondo, lo risarcisce.Lei sembra molto attratto dal confine che separa il possibile dall’impossibile, il reale dal fantastico. «La migliore fantascienza è quella che si concentra sui personaggi, inserendoli in contesti particolari e verosimili in cui si trovano ad affrontare circostanze inverosimili, ma anche connaturali al loro modo di vivere e pensare. Per questo i miei autori preferiti sono James G. Ballard e Philip K. Dick: hanno una capacità indiscutibile di introspezione, percepiscono il futuro e come possa influenzare le persone e come queste, di conseguenza, cerchino di sopravvivere in ambienti diversi dalla nostra realtà. Ma Source Code non è soltanto fantascienza: è un thriller, una commedia, una storia d’amore. Con molti riferimenti a Hitchcock.
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