In Rai è allarme radio? La battuta viene spontanea. In questi primi giorni dell’anno, con le presentazioni dei nuovi palinsesti radiofonici, ci si sta chiedendo se a Viale Mazzini c’è effettiva intenzione di rifondare la radiofonia, recuperare negli ascolti perduti, in particolare quelli giovanili, adeguarla alle nuove esigenze di mercato sulla base di quanto stabilito dal documento di rilancio approvato dal Cda in estate, al momento delle nomine dei nuovi direttori. Anche a fronte del calo di ascolti di alcune edizioni del gr come quella delle 7.30 e dell’invecchiamento della media degli ascoltatori di RadioRai a tutto vantaggio delle reti commerciali. Ieri, nel presentare il palinsesto di Radio1 (nei giorni scorsi ci sono state quelle di Radio2 e Radio3), il direttore dell’ammiraglia della radiofonia Antonio Preziosi, direttore anche del Gr, ha parlato del rilancio dell’informazione sulla prima rete, ma non ha affrontato il discorso del rilancio sulle altre due reti e del necessario coordinamento, per evitare il fenomeno dei gr fotocopia. In margine all’incontro il vicedirettore generale con responsabilità sulla radiofonia, Antonio Marano, ha spiegato che «non siamo ancora all’adempimento delle direttive del Cda, ma al primo passo. Ci sono altri 6-8 mesi di lavoro per arrivare ad avere quelle diverse caratteristiche fra i canali e fra i gr richieste dal vertice aziendale vo per il gr di Radio3. A chiusura del cerchio della presentazione dei palinsesti, resta da capire se come dice Marano si va effettivamente nella direzione indicata dal Cda, che ha chiesto innovazione e «una marcata differenziazione dell’offerta informativa, anche attraverso l’istituzione di nuove testate», anche in relazione all’avvento del digitale. Un’idea, quella del ritorno ai tre gr distinti, frenata in Cda dalle polemiche politiche e sindacali. In sostanza il gr di Radio1 deve ribadire le caratteristiche di giornale di riferimento, il gr di Radio3 deve rafforzarsi nell’informazione dedicata a po-litica, economia, esteri e cultura, mentre al gr della seconda rete si chiede di diventare quel giornale innovativo e giovane capace di vincere la concorrenza con le reti commerciali, in una prospettiva di rafforzamento del servizio pubblico ma anche di potenziamento delle entrate pubblicitarie. A questo proposito, il direttore di Radio2 e condirettore per il Gr2 Flavio Mucciante, come affermato nell’audizione in Commissione parlamentare di vigilanza, sostiene che «si potrebbe fare un gr di qualità, in linea col nuovo formato di Radio2 e in sintonia col documento del Cda sul rilancio della radiofonia, quindi diverso da quelli in fotocopia che vanno in onda oggi, semplicemente mettendo a disposizione del Gr2 il 25% dell’organico dell’intera redazione del GrRai». Insomma, ». In attesa del possibile ma non confermato ritorno a tre distinte testate giornalistiche il grosso della redazione resta nella disponibilità del gr della prima rete. Agli altri due gr vanno, a partire dal 10 gennaio, 12 giornalisti più un caporedattore per il gr di Radio2 e 11 giornalisti più un caporedattore e un vicedirettore operati- sono pochi 12 giornalisti su 191 (7%), chiamati a coprire 12 edizioni quotidiane, dalle 5 alle 22.30. Lo stesso sindacato «deve capire che gli organici possono crescere solo in una prospettiva di diversificazione ed evoluzione dei modelli produttivi». Non critico, ma pur in attesa di una più marcata differenziazione, il condirettore per il Gr3 Riccardo Berti. «Quella del ritorno alle tre testate – ha detto il direttore della Radiofonia Bruno Socillo – è una prospettiva da verificare, che resta in piedi. Serve uno studio di fattibilità, un’analisi dei costi... Con la radio digitale si può pensare a un canale all news. Abbiamo iniziato la differenziazione dei gr. Siamo al primo passo. Presenteremo al Cda un progetto specifico, aperto a interventi e modifiche. Entro primavera si arriverà a una scelta». Nei fatti Radio2 e Radio3 hanno un organico ridotto: circa 50 persone fra programmisti, amministrativi e funzionari. Radio1, oltre ai 165 giornalisti può contare su 40 persone fra programmisti e amministrativi, esclusi i dirigenti con varie mansioni. Nel 2009 il budget di Radio1 è stato di 11,5 milioni, quello di Radio2 di circa 8 milioni e quello di Radio3 di circa 5 milioni. Tutto questo a fronte di una raccolta pubblicitaria che vede Radio1, in calo, raccogliere circa il 50% dei ricavi della radiofonia Rai. Radio2, in crescita, raccoglie il 46%. Radio3 si attesta sul 3-4%.