martedì 21 settembre 2021
La perla in due atti che aveva avuto un successo straordinario nel 1932 riproposta nella rassegna toscana: l'annuncio del direttore artistico Voleri. Beatrice Venezi: autore complesso da valorizzare
Il volto di Pietro Mascagni nel lungomare a Livorno in occasione del Festival Mascagni

Il volto di Pietro Mascagni nel lungomare a Livorno in occasione del Festival Mascagni - Avvenire

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Dire Pinotta è dire, parafrasando don Abbondio nei Promessi Sposi, «chi era costei?». O meglio, di quale opera si tratta visto che Pinotta è il titolo di una perla della lirica. Dimenticata. Come è accaduto a buona parte dei titoli del suo autore: Pietro Mascagni. Ecco perché è una scommessa più che condivisibile farne il fiore all’occhiello del Festival che Livorno, città natale del compositore, gli dedica. L’idillio in due atti che aveva debuttato nel 1932 al Teatro del Casinò di Sanremo sarà l’opera lirica che verrà messa in scena nell’edizione 2022 della rassegna. Lo ha annunciato in chiusura del cartellone di quest’anno il direttore artistico della manifestazione, il tenore Marco Voleri. Quest’anno è stato L’amico Fritz ad essere proposto nei quasi due mesi di kermesse che ha unito musica, parola recitata, nuovi linguaggi artistici lungo le rive del Tirreno. La prossima estate sarà la volta di Pinotta, rielaborazione di due opere giovanili di Mascagni: la cantata In Filanda del 1881 e la canzone La tua stella del 1882. A firmare il libretto è ancora una volta Giovanni Targioni-Tozzetti, che aveva scritto anche il testo del più celebre capolavoro del genio toscano: Cavalleria rusticana. L’opera racconta l’amore di Baldo, un lavoratore, per Pinotta, una giovane filatrice della bottega di Andrea. Storia semplice e a lieto fine con le nozze dei due protagonisti. E partitura accolta subito con notevole successo tanto da vedere moltiplicare le repliche fra Firenze, Napoli, Roma o Torino. Finita in un cassetto, conta pochissime incisioni: appena due quelle dal vivo.

Beatrice Venezi durante il suo concerto al Festival Mascagni

Beatrice Venezi durante il suo concerto al Festival Mascagni - Festival Mascagni


«Mascagni è stato rivoluzionario ed è interessante come l’intera sua vita professionale sia caratterizzata da una continua ricerca», spiega Beatrice Venezi, il direttore d’orchestra che lega il suo nome al Festival fin dalla prima edizione nel 2020. Quest’anno è salita sul podio nel concerto "Da Mascagni a Morricone", una carrellata fra le colonne sonore ospitata dalla Terrazza Mascagni a Livorno. Un appuntamento che è stato un omaggio alla maestro toscano che aveva prestato la sua penna anche alla pellicola. «Mascagni – afferma Venezi – è stato uno dei primi musicisti d’eccellenza che si è tuffato nel mondo del cinema, nonostante non si trattasse di musica assoluta ma a servizio delle immagini. Tutto ciò testimonia la sua voglia di modernità». A lui si deve Rapsodia satanica colonna sonora dell’omonimo film di Nino Oxilia del 1917. E poi le composizioni dell’eclettico livornese sono entrate in numerose pellicole: dall’Intermezzo di Cavalleria rusticana alla Barcarola da Silvano, passando per l’Intermezzo de L’amico Fritz e per il Sogno da Guglielmo Ratcliff. «Mascagni – continua Venezi – non era mai pago: non si accontentava di un linguaggio acquisito e intendeva sperimentare. Ogni sua opera sembra quasi scaturita da un autore diverso. La sua scrittura è così diversificata che mai diventa banale. Ti aspetti che la musica vada in una direzione e invece Mascagni sovverte le aspettative. È anche questa la sua difficoltà». Una complessità che ha contributo all’eclisse di buona parte della sua produzione? «Il fatto che abbia sempre cambiato stile compositivo non ha giocato a suo favore – sostiene Beatrice Venezi –. E alcuni suoi lavori sono davvero ardui: penso a Guglielmo Ratcliff che ha anche un’intrinseca astrusità nella messa in scena con parti difficilissime per i cantanti».

Il pubblico alla Terrazza Mascagni di Livorno durante un concerto del Festival Mascagni

Il pubblico alla Terrazza Mascagni di Livorno durante un concerto del Festival Mascagni - Festival Mascagni

A chiudere la seconda edizione del Festival è stata l’esibizione della Banda della Polizia di Stato diretta da Maurizio Billi. Un evento dedicato al 5° anniversario della morte di Carlo Azeglio Ciampi, l’ex presidente della Repubblica originario di Livorno. Una serata rivolta soprattutto ai giovani, molti dei quali erano presenti all’evento, che ha visto la presentazione della campagna sociale #sceglilastradaGIUSTA. L’obiettivo è quello di fidelizzare i ragazzi, attraverso un connubio fra cultura e territorio, ai valori della legalità dei quali è portatrice la Polizia di Stato.

Il concerto della Polizia di Stato che ha concluso il Festival Mascagni

Il concerto della Polizia di Stato che ha concluso il Festival Mascagni - Festival Mascagni

«Il bilancio di questa edizione – sottolinea il direttore artistico Marco Voleri – è sicuramente molto positivo, vista la sua fase ancora esordiente. Abbiamo riscontrato un interesse a livello territoriale, con il progetto #terremascagnane; il coinvolgimento dei giovani artisti con la Mascagni Academy che li ha visti protagonisti nella prima opera lirica della rassegna, L’amico Fritz diretto da Gianna Fratta. Abbiamo, sicuramente, gettato le basi per costruire un festival che nei prossimi anni potrà diventare un punto di riferimento culturale per il nostro Paese».

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