Vasco Rossi in concerto a Modena Park
Fronte del palco a Modena Park. Una notte magica quella di Vasco, che resterà comunque nella storia: la notte del primo luglio 2017. Una notte da campioni del mondo, come Marco Materazzi. Un vascomane. Uno dei 230mila che sono accorsi al megaevento di Modena Park, l'unica data del rocker stagionato (65 anni) eppure da sempre e per sempre sul fronte del palco. Una sagra popolare inframezzata da una scorpacciata Rai (1). Ci vorrebbe Lévi-Strauss e l’antropologia di De Martino o forse solo la mitraglia pop della telecronaca di Paolino Bonolis (jn prestito da Mediaset. Biscione ci cova?), per descrivere “Vasco e magia”. Per spiegare il fenomeno Rossi, non il centauro della MotoGp Valentino, ma il suo amico carissimo, quello del rock. Il «cenerentolo» di Zocca come si definisce lo stesso Vasco, ieri sera nella sua notte da re si è presentato sul megapalco dell’epica Modena Park gremita come un formicaio: popolato appunto da 230mila anime per niente in pena, anzi. Un «popolo migrante», cito Bonolis, di sicuro tanti uomini e donne (di tutte le fasce d’età e di tutte le estrazioni sociali) che hanno sfidato chilometri, il caldo del giorno e il freddo della notte passata in macchina o in sacco a pelo, in dolce attesa. Perché esserci è ciò che conta, ora più che mai, in questi anni più vuoti e rutilanti degli Ottanta. Vasco offre, a buon mercato, la possibilità di partecipare a una “woodstock casereccia”, per far sentire la propria voce, a quella maggioranza che di solito è silenziosa, annichilita dalla crisi (economica e morale) dalla confusione politica, e che trova una splendida giornata per dimostrare che è ancora viva, che ha ancora vent’anni e che forse un senso tutto questo ancora ce l’ha. Tante anime fragili da quarant’anni in qua si sono ritrovate, abbracciate, riconosciute. Hanno presentato i loro figli, i nipoti e li hanno introdotti nella mitica combriccola del Blasco, che non sarà fatta di tutta gente a posto ma è forse il meglio che passa adesso questo Paese, accartocciato nel proprio individualistico like quotidiano. Un popolo che canta - e si incontra finalmente dal vivo e non da un profilo FB - a memoria tutte le canzoni del proprio idolo. Tanti inni, quasi più potenti di quello nazionale, perché dentro ogni strofa dell'infinita poetica pop di Vasco c’è un pezzo di vita riconoscibile, condivisa e condivisibile, da tutti. Vasco non giudica e non insegna, si fa cantare e amare con la famigliarità di un fratello maggiore, di un padre comprensivo che non ha nessuna voglia di uscire di scena. "Abbiamo parlato poco tempo fa con Vasco, di quando sarà il momento di smettere" dice la vascomane Milena Gabanelli. Vasco non va in pensione dopo questa notte. Ma non vuole neppure essere invasivo e sovraesposto, come tutti quei finti profeti che se la cantano e se la suonano ma non si fanno mai cantare, né tanto meno amare, da questo popolo che dopo questo viaggio al termine della notte ha accompagnato cenerentolo Vasco a riprendere il suo volo... E da lassù, da quell’elicottero, sanno che il loro supereroe incredibile e romantico, continuerà a proteggerli dagli spari sopra. Perciò non importa se è finita... o se hanno la gola bruciata, o no... L’importante, è che sia stata una splendida giornata! Va bene Vasco, va bene così. Senza parole...