Provate a pensare all’elegantissima platea del Festival di Cannes, in particolar modo quella della serata inaugurale. Immaginate centinaia di uomini in smoking e donne in abito lungo. E adesso immaginateli con un paio di occhiali neri su naso. Perché ci volevano proprio quelli per godersi in tutto il suo splendore il film di apertura della kermesse, il magnifico Up della Disney/Pixar, diretto da Pete Docter (quello di Monsters & Co.) e prodotto da John Lasseter, primo film in 3D sulla Croisette e primo cartoon a dare il via al festival più importante del mondo. «Questa si che è una foto» gongola Lasseter guardando i vip (Charles Aznavour compreso, che nella versione francese presta la sua voce al protagonista) godersi il suo film con piacere infantile, con tanto di palloncini colorati in mano. Un mare di palloncini che, in omaggio a Up, hanno invaso ieri sera il Festival. In attesa dell’ondata «scura» e «violenta» che invaderà nei prossimi giorni la Croisette, il festival apre dunque in bellezza, anzi, in leggerezza con le avventure di un vecchio e un bambino nei cieli dell’America, perfette per una platea dai 0 ai 100 anni. A metà strada tra Spencer Tracy e Walter Matthau, con un pizzico di Clint Eastwood, quello di Gran Torino, il protagonista del film, Carl Fredricksen è un anziano venditore di palloncini felicemente sposato con l’adorata Ellie, conosciuta da piccolo. La coppia avrebbe voluto dei figli, ma i bambini non sono mai arrivati ed è così che i due cominciano a sognare un viaggio in Sud America. Ma il denaro non è mai abbastanza e quando finalmente Carl, ormai settantottenne, riesce ad acquistare due biglietti per il Venezuela, Ellie muore. Questo l’antefatto, raccontato con struggente poesia in una manciata di minuti iniziali, a testimonianza del talento narrativo della Pixar particolarmente attenta alle sceneggiature dei suoi film. Ed è a questo punto che l’anziano, rimasto solo in mezzo a una Manhattan troppo moderna per lui, decide di far decollare la sua casetta con milioni di palloncini, senza accorger- si che si è involontariamente trascinato tra le nuvole un grassoccio boy scout impegnato a prestargli assistenza per ottenere la medaglia che gli manca. I due saranno così protagonisti di un’avventura senza precedenti, tra animali esotici, vecchi esploratori e cani parlanti in un crescendo di emozioni, immagini visionarie e gag esilaranti. «In tutti i nostri film – dice Lasseter, che al prossimo Festival di Venezia riceverà il Leone alla carriera – vengono prima le idee e poi la tecnologia. E tutte le idee sono il frutto delle esperienze personali degli artisti che lavorano alla Pixar. Ciò che conta è il cuore della storia, bilanciare ogni lacrima con un sorriso e per ottenere questo una sequenza può essere rifatta anche quaranta volte prima di raggiungere il risultato che vedete sullo schermo». E a proposito del 3D aggiunge: «Gli effetti speciali frutto della tecnologia non devono mai distrarre dalla storia e dai personaggi. Il loro obiettivo è quello di fare entrare il pubblico nel mondo mostrato e il loro utilizzo deve essere sempre strumentale alla narrazione. Perché le tecnologie invecchiano in cinque anni, le storie dei film possono vivere per sempre». Omaggio ai grandi film americani degli anni Quaranta e Cinquanta evocati anche dalla colonna sonora, il film ci riporta inoltre alle atmosfere del maestro giapponese Hayao Miyazaki che, secondo Lasseter, aleggia in tutti i film Pixar soprattutto quando si celebrano i momenti di quiete e solitudine. «Se qualcuno vorrà vedere nel film anche un messaggio politico – aggiunge poi il regista – ovvero l’immagine di un’America diversa in cui il vecchio e il nuovo si incontrano per combattere la violenza, faccia pure. Noi abbiamo realizzato questa storia con la voglia di rendere omaggio a tutti nonni del mondo».