Ora et labora. C’è un’altura appena accennata proprio al centro dell’isola di Reichenau. Salirci permette di capire quasi tutto di quello che fu il cuore della regione del Lago di Costanza, legata come poche altre alla storia monastica benedettina. Si vede l’intero perimetro dell’isola, in un braccio secondario del lago, e si impongono i due elementi del paesaggio e della storia: le chiese e le coltivazioni. Quando il vescovo itinerante Pirmin giunge qui, probabilmente dalla Francia, è il 724; con 40 confratelli fonda il monastero e dà inizio alla trasfor-mazione di un territorio inospitale - la tradizione parla di 'vermi e serpenti, spine e cardi' in un angolo di paradiso. Pirmin se ne riparte già nel 727 ma la fioritura è subito travolgente. Non è un modo di dire: attorno alla chiesa di Santa Maria e san Marco - il
münster - a quella di San Giorgio dai bellissimi affreschi e a quella dei santi Pietro e Paolo, i monaci allestiscono una biblioteca che arriverà a contenere 400 volumi – numero enorme per l’epoca – e organizzano in pochi decenni la sala di scrittura più importante d’Europa. Mentre gli abati Valdo e Heito sono tra i consiglieri più stimati da Carlo Magno, i monaci bonificano tutta l’isola e la coltivano sperimentando tecniche e sementi, tanto che i 444 esametri della poesia 'Hortulus' composta qui dal monaco Valafrid Strabo sono un vero trattato su proprietà e caratteristiche delle piante medicinali. Non basta; a testimonianza della centralità di Reichenau nella storia religiosa e culturale europea, sin dall’800 viene stipulato un patto di fratellanza spirituale con l’abbazia di San Gallo - il più antico di questo genere - che si allargherà sino ad abbracciare 38.232 nomi di monaci di oltre 100 monasteri tra Francia, Germania, Svizzera e Italia. Ecco le radici delle coltivazioni di ortaggi che vediamo dal nostro punto panoramico e che oggi, curate da famiglie e imprese private, producono ogni anno 18mila tonnellate di verdura e 2mila di pomodori; ecco le origini del complesso abbaziale e delle tre chiese – erano 20 negli anni di massimo splendore – che stanno al centro di piccoli e ordinati villaggi e formano un patrimonio tutelato dall’Unesco.Visitando il quale si può ancora cogliere il clima di serenità e silenzio che, nei primi decenni del Mille, permise a Ermanno lo Storpio di scrivere musica liturgica - tra cui forse l’Alma Redemptoris Mater - comporre testi scientifici, scrivere una cronaca mondiale che cambiò il modo di contare gli anni ed essere chiamato dai contemporanei 'Miracolo del secolo'.
Marco Berchi © RIPRODUZIONE RISERVATA