Il diavolo torna al cinema e sprigiona lo stesso torbido e malefico vapore che nell’inimitabile Esorcista (era il 1974) avvolgeva Padre Karras e oggi, invece, il diacono Michael Kovac, l’esordiente attore irlandese Colin O’Donoghue. Dopo un’infanzia poco allegra vissuta tra cadaveri e bare, testimone di una tragica morte a cui reagisce con umano turbamento e cristiana pietà, è inviato a Roma per partecipare a un corso per apprendisti esorcisti. Verrà affiancato a Padre Lucas, personaggio arcignamente interpretato da Anthony Hopkins, che lo avvierà malvolentieri alla gavetta: con modi bruschi, gli aprirà la visione del male.Una sottile linea di confine, spesso oltrepassata, divide la verità dei fatti – e la serietà del tema – dalla finzione, che può trasformare un film in horror vacuo e ripugnante. Sceneggiature e prodotti traballanti ne sono arrivati parecchi sul mercato, anche ultimamente:
The Exorcism of Emily Rose, pur con qualche spunto di psicologica profondità e, soprattutto,
L’ultimo esorcismo.
Il Rito evita di cedere all’effettistica gratuita, se non in alcuni momenti topici dello scontro risolutivo. Forse perché è ancorato a una storia vera, condensata nel volume
Il Rito. Storia vera di un esorcista di oggi (Ed. Sperling & Kupfer), scritto con occhio investigativo nel corso dell’inverno del 2007 dal giornalista americano Matt Baglio, scettico all’inizio, che ha personalmente seguito e fedelmente riportato le esperienze di Padre Gary Thomas, oggi esorcista al servizio di una diocesi californiana. Mikael Håfström, da parte sua, dirige con piglio tragico e controllato creando una dose equilibrata di disagio, giocando sulle ombre e sull’oscurità, sulle sensazioni di freddo e solitudine, sul deterioramento progressivo degli ambienti, manipolando con furbizia le paure e le musiche e contenendo assai opportunamente, fin dove gli è possibile, la recitazione di Hopkins, che sembra sempre più posseduto dal demone di Hannibal Lecter, il folle antropofago del
Silenzio degli Innocenti.Soprattutto, è una storia in positivo: non solo il male, almeno temporaneamente, è sconfitto, ma la fede del giovane americano, prima dubbiosa, viene premiata e la sua vocazione salvata. Padre Lucas, che la sa lunga, irascibile e schietto, sul bordo della crisi e del pericolo, mette in guardia il novizio, che da parte sua fa di tutto per dubitare: «Scegliere di non credere al diavolo – gli dice all’inizio – non ti proteggerà da lui». Sebbene gli incontri si facciano via via più ravvicinati e il nemico si celi là dove mai si potrebbe sospettare, Michael –
nomen omen – diventerà alla fine sacerdote per rimettere quei peccati che sono l’alimento dei malvagi e del Malvagio. Se poi gli esorcismi sprigionano paura e inquietudine, questa è la verità non soltanto del cinema:
Il Rito, pur rimanendo problematico nei temi, cerca di non sconfinare in un immaginario finto, eccessivo (pregio sottolineato da molti siti cattolici americani), ma nemmeno nascondere che il male, il diavolo, è un avversario sempre pronto a "divorare", come leone ruggente, chi gli si para dinanzi (1 Pt. 5, 8), facendolo spesso nei modi più terribili e dolorosi. Nel corpo, oltre che nella mente. La guerra è tuttora in corso e il cinema, nel bene e nel male, fatalmente se ne appropria e la racconta.