sabato 12 ottobre 2024
La sonda, con tanta tecnologia italiana a bordo, è partita nei giorni scorsi da Cape Canaveral in Florida nonostante la minaccia dell’uragano Milton. Entro il 2026 raggiungerà l'asteroide Dimorphos
I rendering di Hera e della sua missione verso l'asteroide Dimorphos

I rendering di Hera e della sua missione verso l'asteroide Dimorphos - Immagine tratte dal sito dell'Esa

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Proteggere il pianeta dalle possibile minacce esterne. È questo lo scopo di Hera, la prima missione europea, promossa dall’Esa, di difesa planetaria. Entro il 2026, la sonda raggiungerà l’asteroide Dimorphos, colpito e deviato due anni fa dalla navicella Dart della Nasa, per indagare le conseguenze dell’impatto. Le informazioni raccolte permetteranno di trasformare quell’esperimento in una strategia di protezione planetaria ripetibile qualora dovesse essere necessario deviare davvero un corpo celeste in rotta di collisione con la Terra.

La sonda Hera, con tanta tecnologia italiana a bordo, è partita nei giorni scorsi come previsto da Cape Canaveral in Florida, nonostante la minaccia dell’uragano Milton e le incertezze che fino all’ultimo hanno riguardato il suo lanciatore, il razzo Falcon 9 di Space X, dopo che questo aveva subito l’ennesimo stop, a causa di un problema tecnico riscontrato durante il lancio della missione Crew 9 del 29 settembre.

È così iniziato un viaggio lungo due anni, che porterà Hera a compiere un sorvolo ravvicinato (fly-by) di Marte e della sua luna Deimos nel marzo 2025. Una seconda manovra a febbraio 2026 posizionerà la sonda sulla giusta rotta per raggiungere entro dicembre 2026 la meta, il sistema binario Didymos composto dall’omonimo asteroide e dal suo compagno Dimorphos. Con Hera «Dimorphos diventerà l’asteroide meglio studiato della storia, il che è fondamentale, perché se un corpo di queste dimensioni colpisse la Terra, potrebbe distruggere un’intera città», ha commentato il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea (Esa), Josef Aschbacher. «Sono passati due anni da quando abbiamo ricevuto a Terra le sensazionali immagini del nostro satellite LiciaCube che ha documentato l’impatto della sonda della Nasa Dart su un asteroide. Immagini – ha ricordato il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Teodoro Valente – che ci hanno permesso di studiare e verificare una nuova strategia di protezione planetaria in caso di pericolo derivante da asteroidi e altri oggetti. La strategia della caccia agli asteroidi potenzialmente pericolosi si rafforza con questo importante contributo dell’Europa, con l’Italia e l’Asi in prima linea».

Hera rilascerà due cubesat per eseguire osservazioni ravvicinate di supporto. Uno dei due, chiamato Milani, realizzato in Italia dalla Tayvak, effettuerà osservazioni multispettrali di superficie, mentre l’altro, Juventas, effettuerà per la prima volta rilevamenti radar dell’interno di un asteroide. Sulla sonda, l’Istituto Nazionale di Astrofisica è responsabile dello strumento Vista, un sensore per l’analisi delle polveri del sistema Didymos-Dimorphos, che è a bordo di Milani. Lo studio della polvere attorno a Didymos sarà fondamentale per capire la coesione di questi corpi celesti nell’ottica di poterli deviare. Oltre alle attività su Vista, Inaf collabora attivamente con altri due strumenti a bordo della missione: lo spettrometro Aspect e la termocamera a infrarossi Tiri. Per la parte industriale, Thales Alenia Space ha realizzato importanti equipaggiamenti, come quelli per le comunicazioni con la Terra. Anche Leonardo ha dato il suo apporto fornendo i pannelli fotovoltaici che alimenteranno la sonda, realizzati nello stabilimento di Nerviano, nell’area metropolitana di Milano. Ohb-Italia è invece coinvolta nella realizzazione di importanti sistemi di bordo quali il sistema di potenza elettrica, mentre la propulsione è stata assegnata ad Avio. Tsd Space ha infine realizzato la Spacecraft Monitoring Camera di Hera.

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