«Se doveva essere un finale, è stato un gran finale». Red Canzian è l’ultimo a prendere la parola, quando i coriandoli già nascondono lacrime e volti dei quattro Pooh, invecchiati di colpo non appena l’ultima canzone in scaletta, Chi fermerà la musica , cede il passo all’addio. Milano, Forum, mezzanotte ed otto minuti di giovedì primo ottobre 2009: si chiude qui la bella, fortunata, nobilmente popolare storia dei Pooh. Stefano D’Orazio si ritira, gli altri chissà. E il popolo dei Pooh si assiepa alle transenne: all’una passata sono ancora in cinquecento, forse solo per dir loro l’ultimo grazie. Il concerto? Come diceva una canzone della band, «È finita la serata / la voce se n’è andata / l’ultima canzone / raramente viene bene». Figurarsi l’ultimo concerto, dunque, che inizia come segue. Roby Facchinetti parla al passato, poi al condizionale azzarda «Vorremmo fosse festa» e la voce gli manca. Dodi Battaglia dice della gente come di 'amici' e al termine del discorso singhiozza. Red Canzian esordisce con un « È l’ultimo » , poi aggiunge «Purtroppo, indi si fionda tra le quinte. E lui, D’Orazio, che si sente respirare a fatica persino – per la prima volta in tanti anni di show – quando suona il flauto, butta lì un «Scendo, voglio essere onesto con voi e con me » , poi singhiozza pure lui. Dopo cotanto abbrivio sono state ovvie le troppe interpretazioni incrinate dall’emozione, col magone che montava specie sui brani inconsapevolmente più adatti alla circostanza. Esempio sommo Che vuoi che sia, dove Battaglia non cantava, ma tentava di cantare «Si tratta solo di cambiare la mia vita…». Ci diranno: ma voi giornalisti non dovreste essere anche freddi, un po’ cinici, comunque aspettarvi di tutto dal rutilante mondo dello show-business? Già. Però dovrebbero essere attori da Oscar, i Pooh, per aver messo in scena un addio finto tanto perfetto. E poi bastava guardar- si intorno, al Forum, per mettere l’umanità davanti al mestiere. Domanda: quando il popolo dei Pooh, che ha applaudito con lo stesso calore capolavori ( 1’ 30' di standing ovation per Parsifal ) e cose non eccelse, è balzato in piedi? Al medley «Io sono vivo/ Canterò per te/ Non siamo in pericolo»: la sintesi della gioia di vivere e dell’invito all’ottimismo che, in fondo, sono il marchio del pop adulto dei Pooh. Ed ora chi glielo dice, a quella gente normale, perbene, che non è più in pericolo? Ai cinquantenni di Bellinzona con le magliette del tour ’76, al posato signore che sventola la sciarpa del ’ 91, ai coniugi sui settanta con sguardo perso sul palco vuoto? Come sottovalutare i Pooh se si è fatto portare al Forum per l’addio anche un malato in barella assistito da infermieri? Certo sono dei marpioni: infatti lanceranno a breve cd e dvd dal vivo di quest’ultimo show, e libro fotografico sulla tournée. Ma mentre D’Orazio saluta, alla fine più sollevato dei colleghi, ci sarà un « secondo tempo » per gli altri tre? Lo diranno, probabilmente, presentando la coda commerciale di cui sopra. Ma la cosa giusta l’ha già detta Facchinetti sul palco: «Ci aspetta un grande compito, scegliere la strada migliore. Per la nostra storia, per noi, per voi che ci avete seguito». Vi aspetta, cari Pooh od ex-Pooh che siate, di riuscire in un compito arduo, ma che per 43 anni vi è riuscito. Mettere in rima parole lontanissime, come marketing e rispetto.