La sua città natale lo ricorda con una viuzza nella frazione di Picenengo, ma uno studioso del ’600 gli ha dedicato un cratere sulla luna. Dante lo cita nel "Convivio", e sembra ora certo che le notizie astronomiche presenti nella "Commedia" siano tratte da sue traduzioni. Gherardo da Cremona nacque nel 1114, ma poco più che ventenne - divenuto "clericus" - si trasferì a Toledo per inseguire il suo sogno di intellettuale cosmopolita. Alla scuola dei grandi traduttori, nel cuore della Castiglia che appena riconquistata agli arabi era grande crogiolo di culture, restituì all’occidente testi greci ormai dispersi convertendoli dall’arabo al latino. Morì nel 1187. Umanista, matematico e astronomo, la storia lo riconosce tra i principali protagonisti della rinascita che segnò il XII secolo. Canonico della cattedrale di Toledo e profondo conoscitore della cultura musulmana, la sua figura diviene oggi emblema del dialogo tra le due grandi religioni monoteiste, ma anche sprone per portare alla luce quel "mare nostrum" sempre più bagnato dal sangue di vite innocenti. È su questo che, a 900 anni dalla nascita, puntano le conferenze organizzate nella città del Torrazzo («Gherardo da Cremona. Radici e attualità del dialogo euroarabo. Per un Mediterraneo di pace»). Ed é per questo che, al primo incontro di sabato 11 gennaio, è intervenuto anche monsignor Giancarlo Perego: il direttore della Fondazione "Migrantes" istituita dalla Cei. «Gherardo - questo un passaggio del suo intervento - ci aiuta a rileggere la democrazia come fondata sull’incontro e il dialogo interculturale. Noi, di queste dimensioni, siamo chiamati a rilanciare gli strumenti: in primis la cooperazione internazionale e la tutela dei diritti di chi cambia Paese. Soprattutto di chi migra per sfuggire a drammi civili o ambientali». Monsignor Perego ha poi richiamato le parole di Giorgio La Pira, ribadendo con forza che «il Mediterraneo non deve essere visto come un confine, ma come una fontana». E cioè quale «luogo su cui costruire il domani».
Pochi lo sanno. Il termine "algebra" è stato coniato dall’illustre cremonese. Lo ha ricordato don Pierluigi Pizzamiglio, a Brescia direttore della biblioteca "Carlo Viganò" e docente di Storia delle matematiche all’Università cattolica: «Ancor oggi - ha raccontato - in Spagna l’algebrista è colui che aggiusta le ossa. Il termine deriva dall’arabo, e significa "ristabilire l’equilibrio". Proprio quello che accade in questa disciplina matematica. «D’altronde - ha proseguito lo studioso di Gherardo, prima del convegno ospite di Cremona1 Tv - anche il sostantivo "Almagesto", quello con cui vien ricordata la principale opera di Tolomeo, scaturito dalle sue traduzioni». Che sono almeno 71, e comprendono anche autori quali Archimede ed Euclide.
Così, «ricordare questo studioso alla vigilia di Expo 2015 - lo ha sottolineato un'altra "cultrice" dello scienziato, Maria Paola Negri - significa guardare all’evento con categorie ulteriori rispetto a quelle economiche». Senza dimenticare che, ad attendere Milano l’anno prossimo, sarà una grande manifestazione multiculturale. Di quelle che a Gherardo sarebbero piaciute moltissimo.