Si può raccontare e cantare sul palcoscenico l’incubo del terrorismo senza mai pronunciare la parola “terrorismo”. E, attraverso la musica e il balletto, si possono denunciare i volti contemporanei dell’odio e della paura provando a indicare una via d’uscita: il sogno «non lontano» di un «mondo in armonia» che imbocca la via della fraternità. È la scommessa artistica che lancia il Gen Rosso con il suo nuovo musical
Campus. Lo spettacolo del gruppo internazionale, espressione del movimento dei Focolari, viene presentato in anteprima sabato e domenica a Loppiano, la cittadella voluta da Chiara Lubich a trenta chilometri da Firenze, dove il Gen Rosso ha la sua sede. Ma la “prima” si terrà a Napoli il 28 e il 29 marzo.Se ci si ferma al titolo, viene in mente quasi una soap opera che sa molto di televisione. Niente di più errato. Il college universitario che il gruppo porta in scena è il pretesto per far incontrare culture ed etnie che hanno le sembianze di studenti arrivati in una piccola città con il loro bagaglio di sensibilità, ferite e domande. Un melting pot, specchio della varietà di origini dei diciannove artisti del Gen Rosso (che provengono da nove differenti Paesi) ma anche «metafora delle nostre convivenze urbane globalizzate che rimandano anche allo scacchiere internazionale dove popoli e comunità si contrappongono dietro pretesti etnico-religiosi ed economico-difensivi», spiega il direttore di produzione, Valerio Gentile. Questo microcosmo serve al gruppo per indagare e narrare le forme che il terrorismo può assumere. «Da quello di matrice estremista a quello tribale con cui fanno i conti, ad esempio, alcuni Stati africani. Ma è possibile imbattersi anche in un terrorismo familiare che può avere i lineamenti della violenza fra le mura domestiche oppure in quello che a scuola si manifesta nel bullismo», dice uno degli autori, Valerio Ciprì. Il tutto affidandosi ai molteplici linguaggi che un musical può contenere. «È un genere artistico su cui torniamo a puntare dopo la fortunata esperienza di
Streetlight che ha sfiorato le 500 repliche», sottolinea il direttore artistico, lo svizzero Beni Enderle.
Campus comincia con un allarme bomba fra gli universitari. E poi parla di storie. Come quella di una ragazza filippina che vede uccidere il padre. Interpreta il suo dramma proprio un cantante delle Filippine, Joseph Siason. «È una vicenda di sangue che potrebbe sfociare nella vendetta e invece apre le porte al perdono». Ed è in fondo questa la chiave di lettura del musical: la brutalità e il sopruso ci sono; ma un’altra società è possibile. Lo dicono in musica alcune delle ventitré canzoni che compongono lo spettacolo, come come
Questa è l’ora,
Senza più rancore o
Fuga nella foresta che descrive il grido di dolore, fra assalti e case incendiate, di un ragazzo del Ruanda e il suo incontro inatteso con un “samaritano” che lo accoglie.Sul palco si alternano quattro musicisti e nove cantanti-attori. Con l’intera colonna sonora eseguita dal vivo che «alterna ritmi e sonorità rock, pop, folk, reggae, hip-hop», sottolinea il bassista e compositore spagnolo, JoséManuel Garcia. Sullo sfondo si susseguono immagini che mostrano le piaghe di questi anni. «Non è una produzione ermetica – chiarisce lo scenografo JeanPaul Carradori –. Il dialogo è la parola-cardine. E vogliamo che si concretizzi anche sotto i riflettori». In fondo, aggiunge l’attore congolese Ideal Lukodi, «il nostro lavoro nasce da un continuo scambio di idee all’interno del Gen Rosso».Lo spettacolo è frutto di dieci anni di lavoro. «L’idea nasce dopo gli attentati di Madrid del 2004 – spiega la regista britannica Sarah Finch –. Proprio in quell’anno Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, spiegò davanti al Parlamento inglese che una delle più gravi urgenze di oggi è il terrorismo. E fra le cause segnalò il crescente divario tra ricchi e poveri. La risposta che Chiara proponeva era quella della fraternità messa in moto dalla solidarietà». Oggi la sfida della fraternità che papa Francesco torna spesso a presentare diventa l’anima di un musical. E di un progetto che dal palcoscenico si fa cultura insieme con in collaborazione con l’Istituto universitario “Sophia”.