Afrofootball, mensile sul calcio, tira 28mila copie vendute nei principali punti d’incontro delle comunità francofone e anglofone. Ma sono i giornali in lingua araba stampati in Italia – con una decina di testate periodiche, per un totale di circa 100mila copie al mese – a detenere il primato della stampa "etnica" edita in 15 lingue diverse dagli stranieri residenti nel nostro Paese e destinata ai loro rispettivi bacini linguistici. Un fenomeno ancora poco noto ma in crescita, secondo i dati che emergono dalla ricerca «I giornali degli stranieri in Italia», curata da Barbara Fiorentini, bibliotecaria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.Nella classifica delle riviste etniche i Paesi arabi sono seguiti da quelli africani, con 7 testate per 78mila copie mensili: si va da
Africanews, nato otto anni fa per informare soprattutto le comunità originarie dell’area subsahariana, a
Echo News, che si occupa soprattutto di cronaca ed è rivolto agli africani anglofoni, «venduto a 2,20 euro nei principali centri d’incontro della comunità nigeriana in Italia ma anche nelle maggiori città della Nigeria», riferisce Fiorentini nell’indagine. Oltre al mensile sul calcio, da segnalare
Africa Trumpet international, che affronta temi socio-politici in inglese, francese e italiano.Si posizionano al terzo posto le 6 riviste dell’Est europeo, metà romene (tra cui la
Gazeta romanesca, che ha già compiuto 9 anni) e metà albanesi (
Shqiptarer ne Itali è il più diffuso), con una tiratura complessiva di 57mila copie, seguite a breve distanza da altrettanti periodici di approfondimento latino-americanani (53mila copie); non manca il mensile dei rom
Thèm Romanò, nato vent’anni fa. I colossi del sub-continente indiano (con 34mila copie) e della Repubblica popolare cinese (23mila) scivolano al quinto e sesto posto. Sommando tutte le tirature, si arriva a 350mila copie al mese, senza contare che molti periodici hanno anche il loro sito internet dal quale scaricare gratuitamente i numeri in modo veloce e a basso costo. Un mercato ampio se si pensa ai potenziali lettori: all’inizio di quest’anno l’Istat stimava 4 milioni e 279mila residenti stranieri nel nostro Paese, pari al 7,1% della popolazione ma con un’età media inferiore perché prevalentemente giovani e adulti lavoratori, famiglie e minori. E la distribuzione? La mappatura dei luoghi viene continuamente aggiornata, così da intercettare più membri di una specifica comunità etnica in una determinata città. Nel dettaglio, il 70% dei giornali è
free-press, gratuita e veicolata tramite i circuiti della rete Money Transfer, mentre il 30% è commercializzato in edicole che registrano un alto tasso di clienti stranieri. «Si tratta di un panorama ancora un po’ confuso: in generale si denota una difficoltà di fondo nelle testate ad emergere nel settore dell’informazione italiana», evidenzia la studiosa. Le cause? Anzitutto economiche: non è facile, maggiormente in tempo di crisi, trovare i fondi necessari per raccogliere pubblicità, fare marketing e promozione: se ne occupa in molti casi la Etnocommunication, società che gestisce la maggioranza delle testate. E poi forse i media nostrani «non dedicano spazio a questi mezzi di comunicazione particolari ma tanto importanti» perché fanno da ponte con le terre di origine e contengono spesso articoli in italiano, favorendo così l’apprendimento della lingua, osserva Fiorentini. Sottolineando pure che le pubblicazioni gestite dagli immigrati per i connazionali non vengono importate, ma interamente prodotte in Italia e utili «anche agli italiani, per lo più operatori del settore o studiosi di tematiche multietniche, desiderosi di conoscere il vissuto delle comunità immigrate».Per quanto riguarda i contenuti, si spazia dagli eventi politici e culturali dei Paesi di origine ai fatti di cronaca che riguardano gli immigrati in Italia. Non mancano informazioni di servizio su come integrarsi: suggerimenti utili nell’ambito della regolarizzazione, del lavoro e della salute, dell’istruzione e della casa. Quindi, oltre a favorire l’integrazione attraverso notizie e indicazioni pratiche, queste riviste multiculturali promuovono al tempo stesso «una rete di collegamenti con altri conterranei ugualmente immigrati», tra i quali si avverte l’esigenza di «conservare o recuperare, nel caso delle nuove generazioni, la propria identità culturale e l’attaccamento alla terra d’origine». In questo caso i giornali, stampati o su web, possono contribuire a rinsaldare le radici di chi li legge e invitarli ad aprirsi a un’appartenenza multipla: sulle loro pagine il cosiddetto "meticciato culturale" è una realtà, scritta nero su bianco.