Il direttore d'orchestra Daniele Gatti
A chi glielo chiede, Daniele Gatti risponde con il sorriso: «Non confermo, né smentisco». Ma forse è soltanto un modo per non svelare ancora le carte. Eppure i suoi più stretti collaboratori annuiscono. E anche dalla Germania dicono che siamo davvero a un passo. Perché il «più tedesco fra i direttori d’orchestra italiani», come la Berliner Philharmoniker ha definito la bacchetta milanese, dirigerà nel Festival wagneriano di Bayreuth i quattro titoli del Ring des Nibelungen (L’anello del Nibelungo). Accadrà nell’estate del 2020 quando le oltre sedici ore dell’opera “monster” di Richard Wagner torneranno in scena nel nuovo allestimento che aprirà la celebre rassegna sulla collina verde della città della Baviera dove l’irrequieta penna tedesca aveva fatto costruire il teatro a misura della sua musica. E proprio la Tetralogia aveva inaugurato nel 1876 il Festival fondato dallo stesso compositore. Come a dire: il ciclo formato da L’oro del Reno, Valchiria, Sigfrido e Il crepuscolo degli dei è il capolavoro simbolo (e la produzione più attesa) nel tempio wagneriano.
Dopo Giuseppe Sinopoli che nel 2000 aveva guidato tutto il Ring, un italiano sarà ancora al timone della Tetralogia a Bayreuth. Neppure Arturo Toscanini lo aveva eseguito, altro direttore della Penisola invitato dagli eredi di Wagner – nelle cui mani è da sempre il Festival – al Festspielhaus (a cui va aggiunto l’italoanglosassone Antonio Pappano). Per Gatti è comunque un ritorno: nel golfo mistico era già sceso dal 2008 al 2011 per Parsifa. Il suo nome era circolato anche nel 2016 sempre a proposito dell’ultimo dramma di Wagner quando, a meno di un mese dal debutto, Andris Nelsons, già sul podio per le prove, aveva abbandonato la collina verde per alcuni litigi. Al suo posto, alla fine, era stato chiamato il 74enne Hartmut Haenchen, ribattezzato il direttore “tappabuchi”. Adesso il maestro ambrosiano che lunedì 6 novembre compirà 56 anni è stato scelto per il Ring dalla pronipote del cantore di Sigfrido, Katharina Wagner, al timone della manifestazione, e da Christian Thielemann, il successore del rivoluzionario romantico sul podio della Staatskapelle di Dresda e da due anni direttore musicale a Bayreuth. A convincere i vertici della rassegna l’approccio di Gatti a Wagner meticoloso, passionale, più mediterraneo che teutonico. Un tratto tutto italiano con cui il direttore principale dell’Orchestra reale del Concertgebouw di Amsterdam “legge” le imponenti partiture del genio di Lipsia che lui ama particolarmente. Lo testimonia il fatto che soltanto nell’ultimo anno Gatti ha diretto due opere di Wagner: I maestri cantori di Norimberga al Teatro alla Scala di Milano e Tristano e Isotta all’Opera di Roma (dove anche questo dicembre aprirà la stagione con La dannazione di Faust di Berlioz).
Per la Tetralogia del 2020 era stato ipotizzato anche un altro direttore: Nelsons. Ma tutto è rimasto sulla carta. Invece non è ancora stato deciso a chi verrà affidata la regia. Un’opzione è che l’allestimento possa essere ideato dal russo Dmitri Tcherniakov. L’altra – più accreditata – prevede che i registi siano quattro, uno per ciascun titolo del Ring, e che Katharina Wagner si sia riservata già per sé Il crepuscolo degli dei. L’ultima produzione dell’Anello del Nibelungo risale al bicentenario wagneriano, nel 2013, ed è andata in scena fino alla scorsa estate. Sul podio fino al 2015 Kirill Petrenko, attuale nuovo direttore dei Berliner. Fra le bacchette che a Bayreuth hanno firmato il Ring in oltre 140 anni di storia ci sono il figlio di Wagner, Siegfried, Wilhelm Furtwängler, Joseph Keilberth, Hans Knappertsbusch, Pierre Boulez, James Levine, Daniel Barenboim e lo stesso Thielemann.
E, parlando ancora della Tetralogia, il 2018 sarà l’anno in cui le quattro opere andranno in scena consecutivamente in numerosi teatri del mondo, ma in nessuno d’Italia. In Germania si sfidano i due principali direttori wagneriani odierni, Thielemann e Petrenko, che pressoché in simultanea, fra gennaio e febbraio, alla Semperoper di Dresda e alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera guideranno l’intero ciclo. E con cast da primato per entrambe le produzioni. Poi a Monaco ci sarà un’appendice anche a luglio. All'Opera di Lipsia, città natale di Wagner, sono tre i Ring completi in programma fra gennaio e maggio. Ben quattro quelli voluti dalla Royal Opera House di Londra con Pappano e interpreti di tutto richiamo (fra cui il soprano Nina Stemme). Oltre Oceano sarà l’Opera di San Francisco negli Usa a proporre le sedici ore di musica a giugno e luglio.