giovedì 5 maggio 2016
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ROMA Chi è papa Francesco? Un «rivoluzionario»? Addirittura un «guerriero»? Semplicemente un «gesuita»? Oppure si può andare oltre queste definizioni e tutte le altre che il vescovo Nunzio Galantino ha chiamato «le tante letture parziali, anche un po’ ridicole, che mettono in mostra l’incapacità di comprendere una persona che va oltre gli schemi precostituiti»? E se, come è auspicabile, si va oltre, qual è la vera identità di un Pontefice che in definitiva, sono sempre le parole di Galantino, «non fa altro che predicare il Vangelo»? Domande – sicuramente non retoriche – che ieri sera hanno preso corpo sul palcoscenico del Teatro Eliseo di Roma durante il primo dei quattro confronti del ciclo di incontri «Processo al potere», condotto da Lucia Annunziata. Uno scenario inconsueto a far da contorno al botta e risposta tra il segretario generale della Cei e il fondatore del quotidiano La Repubblica, Eugenio Scalfari, proprio sul Papa (seguiranno poi, a cadenza settimanale in questo mese di maggio gli altri tre su Angela Merkel, Beppe Grillo e Matteo Renzi). Ma soprattutto uno sforzo di comprensione della figura di Jorge Mario Bergoglio, davvero oltre gli steccati ideologici e della faciloneria superficiale. Ha cominciato Scalfari, raccontando di considerarlo «un rivoluzionario, perché vuole riportare la Chiesa al pretemporalismo. Lui lo sa e quando mi chiama dice: 'Pronto, sono il rivoluzionario', al punto che una volta ho pensato fosse uno scherzo de 'La Zanzara' ». «Io lo considero un amico », ha quindi chiosato, ammettendo sotto l’incalzare delle domande di Annunziata che qualcuno lo aveva anche messo in guardia: «Stai attento che se vai avanti così, finisce che ti converti». «Io ho posto la questione al Papa – ha raccontato l’ex direttore –. E lui mi ha risposto che il pericolo non esiste in quanto: primo il mio pensiero sulle questioni di fondo era molto lucido; secondo non aveva intenzioni di fare proselitismo; terzo aveva bisogno di parlare con un non credente, per ricevere e trasmettere stimoli. 'Se lei si converte – mi ha detto – ne devo cercare un altro. Ed è una faticaccia'». Ha proseguito quindi Galantino ricordando che la vera 'rivoluzione' di papa Francesco sta nel riportare la Chiesa al Vangelo. «In questo il suo pontificato non segna la fine di un ciclo e l’apertura di un altro, ma è in perfetta continuità con Benedetto XVI, il quale prima di essere eletto aveva denunciato le sporcizie presenti nel corpo ecclesiale. Anche Francesco ha una voglia matta di fare pulizia di tutto ciò che incrosta i comportamenti delle persone nella Chiesa. Prendete i famosi 15 peccati della Curia (che poi possono essere i peccati della Cei o di altre realtà). Il senso del discorso del Papa era chiaro: 'Se anche tu che sei cardinale, vescovo o sacerdote, ti metti a fare il carrierista, dov’è la tua differenza rispetto al mondo?'». Allo stesso modo Francesco, ha aggiunto il segretario generale della Cei, «sta pulendo la polvere della retorica, dei luoghi comuni, del politicamente corretto che mettono in secondo piano il Vangelo. E la Chiesa non è un potere accanto a un altro potere». Tuttavia, ha fatto notare Galantino, «i gesti che compie e anche le resistenze rispetto a chi ne vuole ridurre l’azione derivano dalla sua grande capacità di preghiera. Spesso – ha aggiunto il vescovo – quando mi chiede delle varie questioni, mi dice: 'Ma su questa decisione hai pregato?'». Anche Scalfari, a questo proposito ha detto: «Una volta gli ho chiesto: 'Perché non si è chiamato Ignazio?'. Mi ha risposto che Ignazio aveva momenti di misticismo, che lui non si considerava un mistico, pur apprezzando tanto i mistici. Ecco dunque la scelta di Francesco, il mistico per eccellenza». Un’affermazione che, unita alle parole del segretario della Cei, fanno comprendere qual è la risposta più corretta alla domanda 'Chi è papa Bergoglio?'. © RIPRODUZIONE RISERVATA Faccia a faccia sul Papa al Teatro Eliseo Il vescovo: «I suoi gesti derivano dalla sua capacità di preghiera»
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