mercoledì 13 ottobre 2010
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Mettetevi il cuore in pace. Dice Fiorello: «Difficilmente tornerò presto in tv. Anzi, a dirla tutta questa tivù non fa più per me. Non ci sono più i soldi per fare varietà come Stasera pago io, per ora quindi mi prendo le mie soddisfazioni con gli show dal vivo».Fiorello parla a margine del film di John Turturro, dove appare in una scena particolarmente efficace. Dice l’attore-regista: «Questo lavoro non è fiction, non è un documentario, non è un musical. Forse è tutte queste cose assieme. Ma soprattutto è un atto d’amore verso una città. E la sua anima». Pur avendo già molta Napoli dentro al cuore (i cinque anni di lavoro attorno a La tregua di Francesco Rosi; i tre per Questi fantasmi! di Eduardo) l’italo-americano John Turturro a tutto pensava, nella sua vita, tranne che a girare un film sulla canzone napoletana. «Quando mi hanno parlato di Passione, cioè di un "viaggio musicale" all’interno del panorama antico e moderno della musica partenopea, senza la pretesa di farne la storia, semplicemente facendomi guidare dai miei gusti e dalla mia sensibilità  – spiega Turturro – ho sentito subito che quel film, per me che ho sempre amato tutta la musica, e che ho sempre adorato Napoli, era il mio film».Così dopo la favorevole accoglienza alla Mostra di Venezia, il 22 esce sugli schermi questo colorito, ritmato, accattivante "ritratto musicale" di una città, che adunando leggende del passato e nuovi miti (da Enrico Caruso, Sergio Bruni e Fausto Cigliano a James Senese, Pietra Montecorvino e Avion Travel, passando per Massimo Ranieri, Lina Sastri, Peppe Barra, e guest star come Mina – solo in voce – o Fiorello) e offrendoli nell’esecuzione di evergreen intramontabili e classici di sempre (O sole mio, I te vurria vasà, Malafemmena, Tamurriata nera, Catarì, e decine di altri), costruisce attorno ad ogni motivo una piccola storia, una «cartolina sentimentale» da una delle città «più belle e complesse del mondo». Perché hanno proposto "Passione" proprio a me? – si chiede Turturro. «Perché in tempi in cui il nome di Napoli correva abbinato a tristi vicende come quella della spazzatura, volevano che un occhio straniero fosse in grado di rilanciarne, anche all’estero, i valori positivi ed inimitabili». Sul cui valore internazionale, non c’è alcun dubbio: «La canzone napoletana non è solo napoletana: è italiana. Quindi del mondo – asserisce Fiorello (lui canta Carosone, duettando in "Caravanpetrol" assieme allo stesso Turturro) – Io ho sentito perfino gente di Arcore, che canta motivi partenopei».Fiorello non si definisce un attore: «Anche se Turturro dice che girerebbe volentieri un film con me, in famiglia ci siamo da tempo divisi i ruoli. Io canto e mio fratello Beppe recita». Ma non si ritiene neppure un vero cantante: «Così come non sono napoletano. Eppure già Minghella nel Talento di mister Ripley mi aveva proposto di cantare Carosone. Forse perché, nel fare questo, come in ogni cosa che faccio, io metto tutto me stesso».
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