«In una società che celebra il lusso e il cosiddetto successo ma in realtà è composta di fragilità infinite, credo che il compito dell’artista sia mettersi in gioco. E mettere a fuoco nelle parole, non solo in canzoni, riflessioni di cui la gente ha più bisogno di quanto si creda. Io, almeno, provo a essere artista così». Eugenio Finardi sintetizza con un certo pudore le motivazioni che lo porteranno lunedì al Gran Teatro di Roma per un concerto a favore di Antea, onlus che si occupa di cure palliative. E in tale sede, Finardi non regalerà alla gente e alla onlus solo le sue riflessioni e le sue canzoni storiche, ma anche un’anteprima del nuovo Cd
Fibrillante: col quale prosegue a cercare di capire se e come l’uomo possa uscire dal degrado etico che negli ultimi anni l’ha sempre più impoverito.
Partiamo dal suo mettersi a disposizione di associazioni che aiutano gli altri. Perché lo fa?Perché credo che la mia attività debba anche dedicarsi a rendermi utile. Penso sia anzi una mia precisa responsabilità, un dovere di chi fa un mestiere come il mio. Noi riceviamo affetto e calore, restituiamoli tramite testimonianze e incontri. Di recente alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone ho visto una vera città della gioia. La gente si immagina che in taluni contesti vi sia solo dolore. No. Quindi andiamoci, in quei contesti: fra l’altro ci restituiscono tantissimo. E restiamo in debito.
Cosa dirà sul palco del Gran Teatro di Roma?Che non bisogna chiudere gli occhi o affrontare il dolore con pietismo. Si può affrontare la sofferenza in modo costruttivo. Ma la qualità della vita, anche negli ultimi momenti, da noi sembra rimossa. Si ha paura della morte, che rientra nel concetto per cui non deve esistere la "sconfitta". Proviamo invece a lottare, impariamo invece ad accettare tutto ciò che fa parte dell’esistenza dell’uomo.
Sembra molto coinvolto…Guardi, mia madre è mancata poche settimane fa. Era malata da tempo, ma fino all’ultimo è stata lucida e ha proprio voluto vivere con qualità. Abitava a New York, io l’ho incontrata quattro giorni prima che partisse. Sapeva che mancava poco, siamo andati a cena, abbiamo ascoltato musica, ci siamo salutati. Non è facile, il distacco. Ma a parte che so che adesso è con papà, accompagnarla con tenerezza è stato fondamentale. Le famiglie vanno aiutate a compiere percorsi simili. Come fa Antea.
Tutto in linea con la sua aspirazione per un Umanesimo nuovo. Che canterà anche a Roma?Sì, ci sono delle canzoni nuove che farò e che parlano di persone, della loro dignità. Canto di disoccupazione ma anche di come le donne a una certa età, se non si gonfiano le labbra, assumano luce e consapevolezza inimitabili. Il mio nuovo disco sarà di critica e di umanità. Sa, mi veniva da ridere quando Francesco ha detto a Cagliari cose simili a quelle che vado raccontando in canzonette. Perché mi dicono che sono estremista: e invece anche il Papa grida. Stiamo adorando vitelli d’oro, si calpesta la dignità dei deboli, ogni nefandezza viene giustificata dal profitto. È ora di cambiare.
Quando esce il nuovo Cd, primo di inediti in 15 anni?Non lo so ancora. So che si intitola
Fibrillante perché ho subito una tempesta tiroidea e scrivevo di continuo. Il mio chitarrista, Giovanni Maggiore, mi ha aiutato a focalizzare le emozioni in testi molto realisti e una musica rock-elettronica per cui in America, al mastering, mi hanno fatto i complimenti. Spero di poter presentare presto il disco intero.