domenica 15 dicembre 2024
Il19enne nuotatore milanese si racconta. A Parigi 2024, ai suoi primi Giochi, ha sfiorato il podio, ma si è rifatto nelle ultime settimane con un doppio record mondiale, nei 100 e 200 stile libero S4
L'azzurro paralimpico Federico Cristiani, 19 anni, primatista mondiale del 100 e 200 stile libero S4

L'azzurro paralimpico Federico Cristiani, 19 anni, primatista mondiale del 100 e 200 stile libero S4

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Federico Cristiani classe 2005, ha debuttato alle ultime Paralimpiadi sfiorando il podio: 4° per 1 centesimo nei 100 stile libero Dopo l’esordio a Parigi 2024, parla il talento azzurro in ascesa del nuoto paralimpico che si è preso la doppia rivincita: ha stabilito il record del mondo nei 100 e 200 stile S4 Federico si presenta all’appuntamento con quella che chiama «la mia seconda pelle», la tuta della Nazionale Paralimpica italiana di nuoto. Arriva in carrozzina Federico Cristiani e con in dosso quella divisa che sfoggia con orgoglio, come l’aquila tatuata sulla spalla sinistra che è lo stemma araldico del suo nickname su Instagram, “Fede _ the _ eagle”. Vola con la mente e anche con le parole questo talento puro del nuoto. Il millennial esemplare, il ragazzino milanese della porta accanto, vive in quartiere Bicocca, classe 2005, categoria “saranno famosi”. Arriva fresco e docciato dalla Cambini Fossati, la nuova piscina di viale Padova, dove ha fatto le sue due ore quotidiane, «sono 4 km a seduta», di allenamento. Ma soprattutto sprigiona energia e sorride come sempre, anche con gli occhi, per la recente rivincita. Dopo essere scivolato d’uno spruzzo, «1 centesimo», fuori dal podio della finale dei 100 metri stile libero S4 alle Paralimpiadi di Parigi, può chiudere il 2024 con una doppia rivincita. L’azzurro della società Polha Varese, il 18 novembre scorso, a Lodi, nella rassegna internazionale “Nuota con noi” con il tempo di 2’55”40 ha stabilito il record del mondo nei 200 stile libero S4 e una settimana dopo, a Livorno, ai Campionati Italiani assoluti invernali con 1’22’’ 98 ha fatto il record mondiale dei 100 sl.

Perdoni, ma non poteva fare questi tempi a Parigi?
«Mi sta chiedendo troppo – dice sorridendo - . A Parigi è stata la mia prima Paralimpiade, e forse a mio sfavore ha giocato un po’ di inesperienza. L’emozione del debuttante? No, quella no, perché per fortuna, oltre a una grande simpatia, mi riconoscono anche una buona capacità di autocontrollo. In acqua avverto tutte le emozioni tranne paura o ansia. Nei 200 ho fatto il 5° posto e gareggiavo nella corsia centrale, di fianco all’israeliano Dadaon che ha vinto l’oro. Sono arrivato a Parigi con il 2° tempo nel ranking, ero da podio, così come nei 100, in cui sono stato la sorpresa, mi sono piazzato 4° per un solo centesimo, che lì per lì mi ha dato un certo fastidio, perché io punto sempre al massimo».

Come ha fatto ad arrivare così in alto e soprattutto in così poco tempo?
«Sinceramente non so spiegarmelo ancora. Devo tanto a mia madre, Paola. Lei è stata la prima a credere in me, non si è mai arresa, mi ha sostenuto in tutte le sette operazioni chirurgiche agli arti inferiori che ho dovuto affrontare per cercare di avere un minimo di mobilità, visto che la mia patologia, la paraparesi che ho dalla nascita, poteva essere un ostacolo non indifferente anche per praticare lo sport a livello agonistico. Ma appena Stefano Mongelli, il mio primo allenatore alla piscina Virgin, qui sotto casa, mi ha preso sotto la sua ala, mamma ha assecondato quella che è diventata la mia passione».

Una passione che è più forte di qualsiasi ostacolo dettato dalla disabilità.
«Una cosa che accomuna tutti noi atleti paralimpici è la tenacia, quella determinazione di chi sa che deve fare più degli altri per giungere dove si è prefissato di arrivare. La disabilità è una condizione che non devi combattere, né deve frenarti o precludere delle opportunità, quindi va accettata. Io non sono stato mai bullizzato, né mi sono sentito inferiore agli altri miei coetanei normodotati, poi da quando nuoto, appena entro in vasca dico a me stesso: “Vai e spacca tutto!”. La vita mi piace affrontarla così, andando al massimo, come in piscina».

Ma sappiamo che ha un altro mantra prima di affrontare la gara...
«Vero – sorride - . Dopo il segno della croce mi ripeto due volte la frase con cui Cristiano Ronaldo si carica prima di calciare una punizione: “Como siempre, como siempre” . CR7 è uno dei miei quattro idoli. Gli altri tre? Sono il mio faro, il campione paralimpico di nuoto Simone Barlaam, Kobe Bryant e anche il rivale di Cristiano, Leo Messi».

E poi ci sono gli idoli della musica che è la seconda passione dopo il nuoto.
«Ascolto tanto i rapper americani: Eminem, Travis Scott… Ma anche gli italiani, tipo Anna Pepe. Ho scritto cinque canzoni ma dovrei mettere a posto la voce che non è ancora il massimo. Intanto però mi diverto a fare freestyle…

Può darci un saggio della sua “arte”?
«Ma no… - tre secondi di timidezza . Ok, improvviso. “Fischia tutta San Siro, ecco che parte il mio tiro, sai già che andrà all’angolino, io sono un cecchino, negli affari sono forte come Mino”. È un omaggio a Mino Raiola, il procuratore di Ibrahimovic e di tanti campioni che sono passati dal Milan, la mia squadra del cuore».

Tornando ai giorni di Parigi 2024 cosa le è rimasto di quella esperienza?
«Tante emozioni condivise con i ragazzi del Villaggio Olimpico, a cominciare dai miei compagni di squadra della Polha Varese, gli azzurri Alberto Amodeo, Simone Barlaam, Fabio Bottazzini, Federico Cristiani, Federico Morlacchi, Arianna Talamona e Giulia Terzi. Siamo la società più vincente d’Italia, grazie al talento ma anche al grande lavoro che fanno su di noi gli allenatori, Massimiliano Tosin e Michaela Biava. Unica nota stonata della mia prima Paralimpiade è stata una scena vista in una finale. L’ucraino che aveva vinto l’oro ha preso le distanze dal russo che era salito sul podio e poi se n’è andato senza stringergli la mano… E questo l’ho trovato molto brutto, perché non coerente con quello che è il vero spirito olimpico che spinge alla fratellanza attraverso lo sport».

Solo per questa analisi postparalimpica si è meritato l’onorificenza di Ufficiale della Repubblica ricevuta al Quirinale.
«Non vorrei essere irriverente, ma la stretta di mano del presidente Sergio Mattarella mi è sembrata quella di un nonno buono con i nipoti... Tra quattro anni non so chi saranno i presidenti, della Repubblica, del Coni e del Cip, ma spero che ci sia qualcuno che possa nominarmi Commendatore della Repubblica, perché vorrebbe dire essere tornato da Los Angeles con l’oro paralimpico».

Oltre a laurearsi campione paralimpico, tra quattro anni ci sarebbe anche la laurea, giusto?
«Certo. Sono iscritto al primo anno di Scienza della comunicazione e multimedialità all’Università Telematica Pegaso. Al nuoto vorrei affiancare una professione nel settore marketing o nelle risorse umane, discipline che al Liceo ho approfondito nei due anni di “scuola lavoro” in Allianz, dove mi sono trovato molto bene. Ma non escludo anche la possibilità di diventare un tecnico o un mental coach di giovani atleti».

Ma il mondo per chi deve muoversi in carrozzina è pieno di barriere architettoniche. Milano che ospiterà anche le Paralimpiadi invernali 2026 secondo lei come è messa da questo punto di vista?
«Molti miei compagni di Nazionale che hanno gareggiato in Nord Europa mi dicono che in quei Paesi sono molto avanti rispetto a Milano. Però la mia città non è ferma sul fronte dell’abbattimento delle barriere architettoniche e grazie proprio alle prossime Paralimpiadi invernali sta andando avanti. Ci vorrà solo un po’ di tempo e tanta pazienza».

Nel frattempo, Federico Cristiani quale prossimo obiettivo proverà a centrare?
«Vincere ai prossimi Mondiali di Singapore 2025 sarebbe un po’ metà dell’opera. Il sogno completo, lo ribadisco, sarà l’oro paralimpico di Los Angeles 2028. Lo vorrei tanto non solo per me stesso, ma per mia madre, per i miei cugini che anche loro ci sono sempre stati, e per tutte le persone che mi fanno sentire amato.. Non sono ancora diventato l’idolo di me stesso, ma un giorno, come Cristiano Ronaldo, mi piacerebbe poter dire al mondo del nuoto paralimpico: “I’m always the best”».


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