«Coltivare verdure su un altro pianeta? Sarà possibile su Marte con patate e cereali, ma prima ancora sulla Stazione spaziale orbitante, dove piccole serre potranno fornire agli astronauti verdure fresche». Non lo dice un agricoltore 'prestato' alle imprese spaziali. Ma Cesare Lobascio, un ingegnere di Thales Alenia Space Italia che, con il supporto di agronomi specialisti e delle principali agenzie spaziali, guida un programma già attivo da tempo per la produzione di cibo nello spazio. E se la lattuga rossa coltivata in orbita e gustata da Scott Kelly sulla Stazione Spaziale Internazionale la scorsa estate è già realtà, viene da chiedersi se le patate da coltivare su Marte, proprio come nel film '
The Martian' diventeranno una realtà? «Per adesso – spiega Lo Bascio – siamo concentrati sulle attività in orbita sulla Stazione, che saranno propedeutiche a quelle per le future missioni sulla Luna e su Marte. E le patate sono uno dei nostri obiettivi di lungo periodo, dato il loro valore energetico». Il team guidato da Lobascio ha già realizzato un apparato sperimentale chiamato 'Eden': all’interno, luci a led rosse, blu e verdi ad alta efficienza, che conferiscono un aspetto quasi psichedelico, fornendo alle coltivazioni di insalata l’illuminazione strettamente necessaria per una crescita veloce e ottimale. «Eden è un
rack, cioè un armadietto- laboratorio – dice Lobascio – nel quale le piante crescono in coltura idroponica, per produrre cibo fresco anche in assenza di peso: per ora lo abbiamo sperimentato a terra, e presto lo invieremo agli astronauti in orbita. Si potranno coltivare verdure per cibarsi inizialmente di lattuga, pomodori, ravanelli. E anche piccoli frutti, come le fragole. Un supporto alimentare, ma anche un aiuto psicologico importante per gli astronauti: una necessità evidenziata anche da Samantha Cristoforetti nella missione Futura dell’Asi». Al fine di sostenere le missioni di lunga durata, a Torino, presso Thales Alenia Space Italia è operativa
Recyclab, l’area tecnologica legata alle ricerche riguardanti la rigenerazione di risorse vitali e la produzione di cibo utilizzando quanto più possibile le risorse
in situ. Diversi dimostratori e strumentazioni scientifiche sono presenti in
Recyclab. Per la rigenerazione dell’acqua, risorsa chiave per la vita, vengono sperimentate tecniche di multifiltrazione e assorbimento, così come processi di ossidazione fotocatalitici ed elettrochimici. Oggi per gli astronauti delle stazioni spaziali, esistono riserve di ossigeno e depuratori dell’aria che forniscono aria respirabile sempre 'fresca' agli astronauti, che emettono anidride carbonica. È necessario catturare dal circolo d’aria interno dei moduli o delle navicelle spaziali l’anidride carbonica emessa, e reintegrare l’ossigeno respirabile: «La Stazione Spaziale è un ambiente confinato – precisa l’ingegnere di Thales Alenia Space – dove gli attuali sistemi chimico-fisici che rigenerano l’aria non sfruttano appieno l’anidride carbonica disponibile. Perché allora non impiegare un sistema come Eden, che per produrre cibo sfrutta proprio la capacità fotosintetica delle piante, rimuovendo quindi l’eccesso di anidride carbonica, fornendo ossigeno e anche acqua depurata dalla traspirazione delle foglie!». La sfida più difficile da superare nel realizzare Eden?: «Più di una, collegata al fatto che si lavora in orbita. Un esempio? L’acqua in assenza di peso non si comporta come sulla Terra. E quindi abbiamo realizzato un sistema di irrigazione del tutto rivoluzionario, con strati porosi, ove l’acqua è miscelata con nutrienti come azoto, potassio e fosforo nelle quantità necessarie. Prestando molta attenzione al problema della contaminazione, evitando la proliferazione di microbi e fornendo un cibo sicuro per il consumo». «Poiché vogliamo che il sistema sia il più possibile autonomo e robusto – aggiunge Lobascio – prima di portarlo nello spazio andremo a testarlo anche nell’ambiente estremo dell’Antartide, in collaborazione con la Dlr tedesca». Nessun agronomo ha mai pensato (perlomeno in modo serio), di dover lanciare un giorno nello spazio il proprio podere. Ma questa è una necessità imposta dai progettisti di sistemi di supporto alla vita su astronavi e stazioni spaziali per lunghe permanenze lontano dal nostro pianeta. E con importanti ricadute per l’agricoltura terrestre.