È una vera standing ovation, applausi per dieci minuti, tutti in piedi nell’austera aula dei gruppi parlamentari della Camera. Si applaude don Peppe Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso venti anni fa dalla camorra, il 19 marzo 1994. Si applaude la fiction Per amore del mio popolo di Raiuno, in onda in prima serata oggi e domani. Applausi convinti per una toccante e riuscita produzione. Con un Alessandro Preziosi assolutamente perfetto, sotto la guida del regista e «amico» Antonio Frazzi. «È un film che non si può affrontare solo con la valigetta del mestiere – dice Frazzi –, ma facendosi domande e provando a dare risposte. Doveva essere semplice, evitando le ridondanze che sarebbero state contro il messaggio di don Peppe». Operazione riuscita. Lo dicono gli applausi e gli occhi lucidi dei tanti "casalesi", quelli che portano con onore questo nome, che hanno riempito l’aula, assieme ai bambini e ai ragazzi di alcune scuole casertane e romane. C’è il fratello di don Peppe, Adolfo, sacerdoti suoi confratelli, familiari di altre vittime di camorra, rappresentanti di Libera Caserta e del Comitato don Peppe Diana. Tutti soddisfatti. «Finalmente un film dalla nostra parte, e non da quella dei carnefici». Certo anche questa è fiction, ma, insistono tutti, «don Peppe è proprio lui».Applaude la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, che ha organizzato questa anteprima. «Un bell’esempio di cultura e impegno civile, nella migliore tradizione del servizio pubblico, che ci aiuta a capire meglio lo straordinario messaggio di don Diana». Che, aggiunge «era una prete senza aggettivi, come don Puglisi, ma che indicava una strada diversa, un futuro senza violenza e sopraffazione, che non voltava la spalle e chiamava la mafia per nome». Da allora «molto è cambiato» ma, avverte «la politica non ha fatto abbastanza, soprattutto se non è capace di assicurare ai cittadini i diritti, dalla scuola al lavoro». Come faceva don Peppe col suo impegno coi giovani e con gli immigrati. Fino a battersi con loro contro la camorra. Ed è una delle scene più belle della fiction.Applaude anche Raffaele Cantone, figlio della stessa terra, ex pm anticamorra, da poco nominato Commissario anticorruzione. «Restituisce un’immagine vera di don Peppe, è un servizio importante reso al Paese». Importante ricordare perché, aggiunge, «ancora oggi a Casal di Principe si fa fatica a dire certe parole o lo si fa con ipocrisia. Certo, allora c’era un controllo asfissiante della camorra ma la battaglia oggi non è ancora vinta». E allora, insiste, «bisogna creare occasioni di riscatto e leggere ancora oggi il documento di don Peppe fa sicuramente bene». «Peppe è martire – dice con forza don Tonino Palmese, vicario episcopale per la Carità e la Pastorale Sociale dell’arcidiocesi di Napoli, e referente di Libera Campania –, ha vissuto una vita come donazione: la vita del cristiano o è per i fratelli o non è». «Io sono solo un prete che parla con le parole del Signore e con l’esempio», dice don Peppe nella fiction. Un rapporto diretto con Dio, il suo. Con parole forti, dirette. «Dio non voglio sapere se esisti, ma da che parte stai». Per poi aggiungere, con la sua voce forte: «Dio non sta con la camorra. Mai!». Ma nei momenti di dolore, quando viene ucciso un ragazzo della parrocchia, don Peppe si sfoga: «Sei dalla mia parte? È vero?». Per poi affrontare con serenità il martirio, ma sicuro del cambiamento in corso: «MI sembra ci sia un’aria bellissima».E allora è davvero importante la scelta della Rai, come rivendica la presidente Anna Maria Tarantola. «La nostra attenzione su questi temi c’è. Don Diana faceva comunicazione e noi dobbiamo fare cultura con la comunicazione, che è la migliore forma di prevenzione contro mafie e illegalità. Continuando a proporre modelli positivi come don Diana, persona normale ma che nella sua normalità riusciva ad aggregare tanti giovani con la bellezza dell’esempio».
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: