Con la conclusione dei lavori di restauro, il Codex Purpureus Rossanensis ritorna a Rossano (provincia di Cosenza) nel nuovo Museo del Codex, un’area interamente riservata “alla migliore visione e conoscenza del prezioso codice bizantino e strutturata in modo da offrire ai visitatori ogni strumento di consultazione dell’antico manoscritto e delle sue straordinarie miniature”. Lo annuncia mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Rossano-Cariati. Gli spazi dedicati al Rossanensis sono inseriti all’interno del Museo diocesano e del Codex, anch’esso interamente rinnovato “al fine di proporre – spiega una nota diocesana – una visione privilegiata degli ulteriori antichi tesori di arte sacra che lo spazio museale conserva”.
Il Codex Purpureus Rossanensis, riconosciuto nel 2015 dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità, è stato affidato nel 2012 all’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario del ministero dei Beni culturali, “affinché venissero eseguite approfondite analisi biologiche, chimiche, fisiche, tecnologiche e tutte le necessarie cure per il suo restauro e la sua conservazione”. Il restauro del codice e le operazioni di conservazione del Rossanensis – opera bizantina del VI secolo dopo Cristo in pergamena color porpora manoscritta e miniata – sono state precedute da una serie di indagini e analisi volte ad indicare l’effettivo stato di conservazione del manoscritto.