Teresa De Sio. La cantautrice napoletana ha appena pubblicato l'album "Puro desiderio"
«Natale è il momento del ritorno. Il momento in cui le persone lontane tornano e si reincontrano non soltanto con gli affetti e con i luoghi, ma anche con le radici, che sono importantissime, senza le quali siamo persi come foglie nel vento». È particolarmente felice e onorata la cantautrice Teresa De Sio che il Comune di Napoli quest’anno abbia deciso di intitolare le celebrazioni per il Natale al suo brano più celebre, Vogl ’e turnà. Il via della settimana di eventi si avrà con un concerto natalizio speciale e gratuito di Teresa De Sio domani sera, 22 dicembre, nel Chiostro di San Domenico a Napoli. Un concerto legato al suo ultimo disco, Puro desiderio, un lavoro intenso e personale, dallo stile contemporanee, ma in cui si celebrerà anche una straordinaria carriera iniziata negli anni ’70 con Eugenio Bennato e i Musicanova, per diventare presto una delle cantautrici più importanti del panorama italiano, una autentica antesignana. La forza delle donne viene ribadita anche dal bellissimo video animato di Michele Bernardi, ora in circolazione, che illustra il brano che dà il titolo all’album, Puro desiderio, ispirato al romanzo Donne che corrono coi lupi. Mentre sta scrivendo il suo terzo romanzo e preparando un graphic novel, Teresa De Sio aprirà il tour invernale il 9 gennaio a Bologna per toccare, fra le tante tappe, Milano il 6 marzo e Roma il 17 marzo.
Oggi che cosa desidera veramente?
Desiderare equivale a guardare alle stelle. Il desiderio è il motore della vita, il motore del mondo. Se non si desidera si sta immobili. In più in questo momento della vita voglio comunicare consolazione e coraggio. Questo è un disco molto sentimentale, sul desiderio ma anche sulla perdita delle cose e degli affetti che mi ha colpito negli ultimi anni. Mi piace entrare nel racconto dal lato malinconico, ma poi a un certo punto c’è sempre una rivincita che ti dice «comunque sorridi sempre».
La scomparsa di sua madre nel 2016 ha influenzato questo lavoro?
Quell’anno ho perso mia mamma, ed ho perso anche una persona carissima, la mia produttrice Maria Laura Giu-lietti, la persona che per trent’anni mi ha cresciuto ed è stata vicina nel lavoro. Poi sono stata anche lasciata… Un bel malloppo che ho faticato a sciogliere, ma ora ce l’ho fatta e ne è uscito questo disco.
La musica aiuta nella vita?
La musica mi aiuta certamente. Gli unici momenti in cui sono veramente felice sono solo quelli in cui suono sul palco. Sono i momenti in cui capisco il senso del mio passaggio terreno. Però, attenzione, io di bilanci non ne faccio. Non guardo indietro, mi interessa un po’ il presente e molto il futuro. Io ho lasciato che la voce maturasse insieme all’anima e al corpo. Non faccio finta di essere una bambina.
Tanto che nella sua produzione musicale dedicata al folk e agli incroci con le culture del Mediterraneo lei aveva già anticipato temi oggi attualissimi.
Dal punto di vista artistico è tutto un vantaggio: entrare a far parte dei mondi sonori e culturali che ci arrivano dall’altra parte del mare arricchisce. Ma lo stesso posso dire dal punto di vista umano. La questione delle migrazioni è strumentalizzata dalla politica ed è meno problematica di quello che vogliono farci credere. Credo moltissimo nell’incrociarsi delle culture. Io stessa sono un incrocio: la mia bisnonna era pellerossa, la famiglia da parte di padre è ebrea, vengo da una città come Napoli che è stata nei secoli dominata da tante culture ed ha saputo assimilarne le parti migliori. E questo ha fatto la forza della canzone napoletana che ha girato il mondo. Come la grande tradizione lirica italiana.
Incroci che nella sua famiglia si sono espressi nelle belle carriere sue e di sua sorella Giuliana, attrice.
Il rapporto con mia sorella si basa sull’amore reciproco. Abbiamo avuto un’infanzia insieme e non molto felice, la nostra famiglia era abbastanza disfunzionale. Ognuna di noi ha elaborato in modo diverso. Io ho un carattere più positivo e sono riuscita anche a perdonare, lei no e ha costruito una se stessa molto diversa da me. Ma ci vogliamo molto bene. La vena artistica? Forse arriva da mio nonno, che era non vedente ma sapeva suonare molti strumenti: la chitarra, la fisarmonica, il mandolino e il pianoforte. il Petroff che ho ancora a casa mia.
Lei ha avuto anche degli incontri artistici straordinari…
Ho avuto la fortuna, ma anche la capacità ammettiamolo, di coltivare degli incontri belli. Parto da Fabrizio De André che è stato la cosa più bella che mi è capitata. Oltre, ovviamente, al mio grande amico Pino Daniele cui ho dedicato un album. E poi il grande Brian Eno con cui abbiamo fatto due dischi, ed è ancora una amicizia forte. Lui ha collaborato nel 1988 alla mia La storia vera di Lupita Mendera, un poemetto musicato, nato da un incontro che feci in Messico con una bambina fuggita da Guatemala, che della vita conosceva solo la guerra.
Un tema urgente anche oggi, come ribadisce papa Francesco. Se lo incontrasse cosa gli canterebbe?
Vorrei tanto cantare per lui, ma non è facile. Gli canterei Fa che piova caffè nel campo, di un grande autore dominicano, Juan Luis Guerra, che io ho tradotto in italiano. E un invocazione al Cielo perché su questa terra dove moriamo di fame faccia piovere cibo in abbondanza per chi non ne ha. Penso che a papa Francesco farebbe piacere che da qualche parte del mondo piovesse caffè nel campo.
Lei è stata anche nella giuria selezionatrice di Area Sanremo. Da cui l’altra sera sono usciti i giovani che gareggeranno fra le Nuove Proposte al prossimo Festival, Matteo Faustini e Gabriella Martinelli e Lula.
È stata un’esperienza interessantissima e molto stancante selezionare oltre settecento candidati. Attraverso questi giovani si vede uno spaccato del-l’Italia di oggi. Quello che mi ha colpito è che c’erano molte donne brave, come il duo Gabriella Martinelli e Lula con Il gigante d’acciaio, un pezzo davvero molto bello sull’Ilva. Hanno convinto subito, sono bravissime.