Anime nere, il film più premiato ai David di Donatello. I riconoscimenti più ambiti per una pellicola convergono tutti sul film di Francesco Munzi, quel noir di anime piegate alla ’ndrangheta. Quando fu selezionato per gareggiare durante lo scorso Festival di Venezia,
Anime nere uscì in sala senza alcun premio della giuria ufficiale in tasca, se non il premio Pasinetti. Invece l’Oscar italiano, assegnato dall’Accademia del cinema composta da 1.468 votanti, non ha avuto dubbi nel consegnare le migliori categorie ad
Anime nere durante la cerimonia conclusasi ieri sera al Teatro Olimpico di Roma, condotta da Tullio Solenghi.
Anime nere è miglior film, regia, sceneggiatura, produzione, montaggio, fotografia, fonico in presa diretta, musiche e canzone originale: le statuette più importanti celebrano il film che aveva già ottenuto in totale sedici candidature ai David. I premi assegnati ai migliori attori vanno invece a
Mia madre di Nanni Moretti (migliore attrice protagonista e non, rispettivamente Margherita Buy e Giulia Lazzarini),
Noi e la Giulia (Carlo Buccirosso è miglior attore non protagonista) mentre nessuna sorpresa per la vittoria di Elio Germano, per la straordinaria interpretazione di Giacomo Leopardi ne
Il giovane favoloso. Il film di Mario Martone, che uscì sconfitto al Festival di Venezia ma che ha trionfato al box office italiano riportando i giovani al cinema, è stato apprezzato per il grande lavoro tecnico: costumi, scenografia, acconciatura e trucco. E sulla scia del cinema che piace agli spettatori è stato premiato il miglior esordio:
Se Dio vuole, la deliziosa commedia di Edoardo Falcone, ha convinto i giurati rispetto a film che hanno conquistato i festival internazionali come
Vergine giurata di Laura Bispuri. E mentre
La teoria del tutto e
Birdman vincono rispettivamente miglior film dell’Unione Europea e miglior film straniero e Franco Maresco con il suo
Belluscone una storia italiana è il migliore documentario. Restano però senza alcun premio
Torneranno i prati, ultimo lavoro di Ermanno Olmi, e
Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Una conduzione senza sbavature quella di Tullio Solenghi per una serata resa internazionale dalla presenza di Quentin Tarantino, il regista venuto a ritirare due David vinti con
Pulp Fiction nel 1995 e con
Django nel 2013. «Amo l’Italia e sono venuto a ritirare questo premio anche per contraccambiare l’affetto degli spettatori italiani. Per me ricevere premi dall’industria del cinema italiano è il massimo onore che avrei potuto aspettarmi », ha voluto sottolineare il regista che ha appena concluso le riprese del suo nuovo film
The Hateful Eight e che ha annunciato ieri in diretta tv la nuova collaborazione con Ennio Morricone, il maestro che ha consegnato al regista americano le due statuette. Una festa per il cinema italiano, quella di ieri, iniziata con il consueto incontro con il presidente della Repubblica, che ogni anno ospita i candidati del David di Donatello al Quirinale. Nel salutare tutti i presenti Sergio Mattarella ha esortato al dialogo, alla stima e rispetto reciproco: «Per coltivare il bene comune in una casa comune dove siamo, naturalmente e fortunatamente, diversi tra noi. Il cinema, che ha dato molto alla crescita e all’identità del nostro Paese, è cultura e accompagnerà e sosterrà la ripresa e il nuovo sviluppo del-l’Italia. La cultura è un antidoto anche contro la corruzione, conseguenza di un impoverimento della civiltà e delle relazioni, e contro l’egoismo, incapace di riconoscere l’interesse comune. Senza la storia del nostro cinema sarebbe più povera l’Italia, che è stata portata nel mondo, conosciuta e ammirata anche attraverso il grande schermo».