giovedì 13 marzo 2014
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La Cibernetica è rivolta al passato? Non contano presente e futuro per questa disciplina? Si tirano i bilanci e la gloriosa teoria esce indenne dalla discussione pur incassando qualche colpo di fioretto. Fondata nel 1948 (il nome deriva dal greco kybernetes, "colui che governa la nave") può apparire più "storica" che scientifica, forse perché buona parte di ciò che prometteva (dal campo dei computer a quello dei robot, e via dicendo) è stato sostanzialmente realizzato. Dunque missione compiuta. Però i fan protestano ugualmente. «Niente di più inesatto. La cibernetica è oggi più attuale che mai, interamente proiettata nel futuro. L’attualità di questa teoria sta nel suo sviluppo, cioè nell’intelligenza artificiale e nella costruzione di sistemi artificiali adatti a spiegare i sistemi naturali, soprattutto quelli biologici», afferma Massimo Buscema, direttore del Semeion, Centro Ricerche di Scienze della Comunicazione, ente riconosciuto dal Ministero della Ricerca scientifica. «All’inizio – rileva Buscema, che insegna al Department of Mathematical and Statistical Sciences dell’Università del Colorado – si pensava che i sistemi naturali e in particolare quelli biologici fossero abbastanza semplici. Poi si è scoperto che i sistemi biologici sono sistemi complessi per eccellenza, molto più dei sistemi costruiti dall’uomo, che sono invece soltanto complicati. Se combiniamo insieme tutti i pezzi di un computer, ci rendiamo conto che "dentro" non c’è più informazione di quanta ce ne sia nei singoli pezzi. E, invece, se prendiamo in esame tutti gli organi di una persona, dal cuore al cervello, e li rimettiamo a posto nell’ordine giusto, l’organismo umano risulta molto più ricco della somma delle singole parti. E allora il problema attuale della moderna cibernetica qual è? Secondo Buscema, è «capire che cosa c’è che non stia nella somma dei singoli pezzi. In altri termini, l’informazione invisibile che connette tutte le parti che vediamo. Miriamo a realizzare sistemi artificiali che ci permettano di ricostruire l’informazione che rende un sistema biologico quello che è. I sistemi complessi, come quelli biologici, usano il tempo per crescere e svilupparsi. Non seguono regole precise, le creano mentre funzionano». A ereditare la cibernetica degli anni ’50 è oggi l’intelligenza artificiale: «Le Reti Neurali Artificiali sono programmi computerizzati che apprendono e si evolvono. Apprendono ad apprendere, gli uni dagli altri. Tutto ciò è già presente nella tecnologia che ci circonda: telecamere che riconoscono le facce delle persone e le seguono, aspirapolvere intelligenti, sistemi che prevedono alcuni crimini prima che accadano e molte altre applicazioni. Il sogno della Cibernetica era questo: dotare le macchine di intelligenza e di capacità evolutiva. Lo scopo era capire chi siamo, e non dimenticarlo, come spesso accade». Il ruolino di marcia di questa ricerca fortemente innovativa è severo ma procede . «Stiamo imparando a estrarre l’informazione nascosta da quella palese. La scienza, in fondo è l’arte di rendere visibile l’invisibile» rileva il professor Buscema. (E forse per questa ragione in Usa mancò poco che la cibernetica fosse catalogata come "segreto di Stato").Passato, presente e aspettative del futuro della Cibernetica, non solo italiana, possono essere raccontati da Ernesto Burattini, ordinario di Informatica e docente di Sistemi per il Governo dei Robot all’Università di Napoli Federico II, che ha lavorato fianco a fianco con Eduardo Caianiello, fondatore dell’Istituto di Cibernetica del Cnr a lui intitolato. «Era l’anno 1954 e due signori, a bordo del tram "circolare rossa" di Roma, di ritorno da un seminario organizzato da Fermi sulla Teoria dell’Informazione e la Cibernetica di Wiener, incominciarono a discutere del sistema nervoso centrale e della possibilità di realizzarne un modello matematico». I due passeggeri si chiamavano Valentino Braitenberg, studioso di neuroanatomia, ed Edoardo Caianiello, già conosciuto a livello internazionale per i suoi studi sulla teoria dei campi. «Quella prosegue Burattini – si può definire la scena-madre che rappresenta la nascita della cibernetica napoletana. Nel 1968 prende corpo il Laboratorio di Cibernetica, dove convivono fisici, matematici, biologi e informatici, ognuno impegnato a esplorare, da un lato, la neuroanatomia della corteccia cerebrale, dall’altro i modelli matematici in grado di riprodurre i meccanismi di funzionamento del cervello. Il sogno di Caianiello durò solo dieci anni, ma lasciò semi fecondi. Il Laboratorio divenne l’Istituto di Cibernetica "Eduardo Caianiello" (Icib), tuttora attivo, con sede a Pozzuoli. Gli studi proseguirono attraverso l’inserimento dei ricercatori nell’area dell’Intelligenza Artificiale e oggi nell’area della Robotica Cognitiva». Ieri, oggi. E domani? Secondo Burattini, la straordinaria crescita delle telecomunicazioni lascia aperta una questione importante. «Di tutte queste informazioni che possiamo veicolare nelle maniere più incredibili, che cosa ce ne facciamo? I risultati raggiunti da Cibernetica, Intelligenza Artificiale e Robotica dovrebbero essere opportunamente elaborati da sistemi in grado di fare inferenze su sistemi complessi di informazioni. Ma questo ancora non avviene».Dove sta andando la nuova cibernetica? Risponde Angela Tino, biologa molecolare, ricercatrice presso l’Icib, dove studia, nel gruppo diretto da Claudia Tortiglione, come la materia vivente interagisce con nanomateriali ingegnerizzati. «I nuovi timonieri (cibernetici) spesso non sanno di esserlo. L’accelerazione della scienza negli ultimi 60 anni ha prodotto enormi progressi nella conoscenza di base e applicata; tuttavia la corsa verso sempre nuove applicazioni porta il rischio di perdere la connessione con le idee ispiratrici. La cibernetica è una disciplina moderna, ma la sua diffusione è rimasta confinata al campo accademico, delle scienze "dure" e della letteratura fantascientifica». Un inconveniente, questo? Angela Tino sottolinea che in realtà, per la sua natura transdisciplinare, la Cibernetica sta attraversando un periodo di sviluppo. «Robotica, biologia dei sistemi, epigenetica e nanobiotecnologie altro non sono che ramificazioni di una stessa visione scientifica. Nei laboratori di tutto il mondo, migliaia di scienziati guardano "oltre il nuovo", in settori come l’informatica e le neuroscienze. Una sfida appassionante è riuscire a ricostruire in modo realistico la funzione nervosa fino a simulare, in termini di efficienza e alte prestazioni, il cervello». Oggi, all’Icib, i ricercatori sono consapevoli di essere eredi di un’intuizione, allora in anticipo sui tempi, ma oggi vincente. In particolare, il gruppo di nanobiologi molecolari studia come nanoparticelle funzionali, vere e proprie nano-officine, una volta entrate nell’organismo vivente, comunicano con le cellule registrandone e regolandone la capacità di riprodursi e morire.
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