Chieftains nello spazio. Cinque mesi fa per festeggiare il giorno di San Patrizio l’astronauta americana di origini irlandesi Catherine Grace "Cady" Coleman ha suonato sulla stazione orbitante internazionale il
pennywhistle di Paddy Moloney e il flauto irlandese di Matt Molloy che aveva imbarcato a bordo della Soyuz assieme a quello di Ian Anderson dei Jethro Tull, col quale (giorni prima) s’è concessa pure un duetto terra-aria in omaggio a Yuri Gagarin. Trecentocinquanta chilometri sotto, Moloney si dice orgoglioso dell’esperienza del suo fedele compagno d’ottone che mette in valigia in vista dei concerti con cui approda il 24 agosto al Meeting di Rimini e il 27 a Melpignano (Lecce), appendice italiana di un tour che va a gonfie vele. «Venerdì scorso abbiamo suonato al Festival du Chant de Marin di Paimpol, in Bretagna, e sul palco ci hanno raggiunto Sinéad O’ Connor e i Simple Minds» spiega. «È stata un’esperienza straordinaria anche perché, anche se Paimpol è un paesino con meno di ottomila abitanti, sotto al palco c’erano ventimila persone».
Un bel numero di giovani vi attende anche al Meeting di Rimini.Un giornalista molto accreditato negli ambienti di area cattolica come John Waters dell’Irish Times mi ha spiegato con toni superlativi la stupefacente organizzazione di questa manifestazione. Penso che in tempi distratti come gli attuali, momenti del genere rappresentino un bell’antidoto all’individualismo imperante. Col progresso dei mezzi di comunicazione il mondo è diventato piccolo e la musica, parlando alle anime, ai corpi, e alle menti della gente, può fare molto per renderlo un posto migliore.
Nel ’79 avete suonato per Giovanni Paolo II davanti a un milione di persone. E poi ancora in Vaticano.Pochi se lo ricordano, ma uno dei capitoli più importanti della mia discografia è
Silent night:
a Christmas in Rome l’album di canzoni natalizie riarrangiate nel ’97 assieme a monsignor Frisina. Sarà per l’atmosfera, sarà per lo splendore dell’Orchestra Vaticana, sarà per ospiti come Montserrat Caballé o Marie Brennan, ma lo considero uno dei migliori album classici del Novecento.
Pure dietro al vostro ultimo album San Patricio, dato alle stampe lo scorso anno assieme a Ry Cooder, c’è un forte legame religioso.Quarant’anni fa un amico del Trinity College mi raccontò questa semisconosciuta appendice della Guerra Civile Americana e del suo protagonista John Riley, comandante del cristianissimo Battaglione irlandese di San Patrizio, mandato dagli americani a combattere i messicani ma poi trucidato dagli stessi soldati dell’Unione per essersi rifiutato di sparare su cattolici con la divisa di un altro colore. Quando ho ripreso in mano l’idea d’incidere un disco sull’argomento Ry Cooder, che conosco da una vita e che vivendo a Los Angeles conosce bene la realtà messicana, si è mostrato subito entusiasta di dare il suo contributo riscontrando nella vicenda analogie con quel che accade ancora oggi.
A Melpignano vi attende invece la Notte della Taranta.Tre settimane fa, in occasione del nostro concerto milanese a Villa Arconati, abbiamo incontrato gli organizzatori salentini che ci hanno fatto sentire alcune cose e siamo rimasti sorpresi di quanto quella musica suonasse straordinariamente "irish" nelle nostre orecchie.
Perché?La commistione di ritmo e melodia della taranta fa scattare una magia simile a quella della musica celtica e credo che in Puglia dall’incontro delle due tradizioni potrà scaturire qualcosa di entusiasmante e molto ballabile, grazie anche al mix con il canto e i tamburelli di musicisti locali come Antonio Castrignanò.
L’anno prossimo i Chieftains compiono cinquant’anni. Come intendete festeggiare la ricorrenza?Sto pensando a un album con alcuni nostri classici, alcuni traditional e alcuni brani nuovi da interpretare assieme a giovani band di successo. Insomma un album celebrativo, ma capace di guardare avanti e parlare pure alle nuove generazioni.
Fra i vostri progetti c’è dell’altro?Durante i tour italiani siamo rimasti molto colpiti dal Friuli, che troviamo molto celtica. Una quindicina anni fa abbiamo registrato una medley con molti brani di quelle zone che ci piacerebbe rielaborare e mettere in un album magari assieme ad altri di altre regioni peninsulari come il Salento. Un po’ come ci è capitato di fare in passato con la musica cinese o con quella galiziana.