LA SCIENZA SECONDO BOSCOVICH Enciclopedico come si addice ai dalmati, con in più un tratto di indipendenza che lo portò a rielaborare in modo del tutto originale il lascito di Isaac Newton e di Gottfried Wilhelm von Leibniz. È il profilo del ragusano Ruggero Giuseppe Boscovich (1711-1787) così come emerge dal saggio di Dario Sacchi compreso in
Letteratura dalmata italiana. Gesuita, Sacchi trascorse gran parte della sua esistenza fra Roma e Milano, compiendo però diverse missioni all’estero, alla principale delle quali è dedicato il più noto dei suoi scritti italiani, il
Giornale di un viaggio da Costantinopoli in Polonia (1784). Sono invece redatti in latino i suoi trattati scientifici, tra i quali spicca l’imponente
Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium. È qui che Boscovich fa appello alla dinamicità del pensiero monadologico di Leibniz per andare oltre i limiti del meccanicismo newtoniano, intuendo così gli sviluppi della scienza novecentesca. «Il merito maggiore di Boscovich – conclude Sacchi – è stato quello di avere preconizzato una moderna e feconda concezione, che sostituisce l’energia alla materia, i centri di forza agli atomi, determinando una radicale trasformazione nell’idea dell’atomo». (A. Zacc.)