domenica 20 marzo 2011
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Buenos Aires, perla europea incastonata in un quadro latinoamericano, detiene un record assoluto. Non è un record eclatante, di quelli riportati e ripresi normalmente dai media; si tratta piuttosto di qualcosa di pacifico, rasserenante e portatore di futuro, soprattutto per una metropoli alla quale, oggi, violenza ed insicurezza non sono certo estranee: è la città con la massima densità di librerie al mondo, una ogni settemila abitanti. E i suoi abitanti sono quasi quattordici milioni. Un detto comune recita: «A Buenos Aires non c’è bisogno di cercare un libro: è il libro che trova il suo lettore». È probabilmente con questo argomento che i responsabili del Governo della città hanno definitivamente convinto i rappresentanti dell’Unesco ad assegnarle il titolo di Capitale mondiale del libro 2011: dal 23 aprile prossimo e per un anno la capitale argentina sarà la portabandiera internazionale della promozione e della diffusione della parola scritta, così come della lotta per la protezione del diritto d’autore. Per dodici mesi tutte le comunicazioni e la corrispondenza ufficiale della Città recheranno impresso e propaganderanno per il mondo il logo dell’evento. Il 23 aprile viene festeggiato ogni anno in tutto il mondo come giornata dedicata al libro ed alla lettura: non è una data a caso, l’Unesco l’ha scelta in quanto quel giorno coincide sia con la nascita che con la morte di William Shakespeare, oltre che con l’anniversario di Miguel de Cervantes. L’industria editoriale argentina è essenzialmente concentrata nella capitale ed è impossibile un censimento delle case editrici: alle più importanti, Sudamericana, Emecè, Planeta, Santillana, se ne aggiungono centinaia d’altre non registrate presso le associazioni di categoria, ma tutte godono di un’infrastruttura produttiva che permette che ben il novantasette per cento della produzione grafica venga realizzata nel Paese. Oltre ai Grandi Padri, Borges, ristampato in Italia da Adelphi, ed Ernesto Sabato, quest’anno centenario, pubblicato da Einaudi e poi dimenticato, sono pochi gli autori che giungono nelle librerie italiane. Fra i patrocinati da grandi nomi, Claudia Piñeiro e Ricardo Piglia (Feltrinelli), Guillermo Martínez (Mondadori), Julio Cortázar (Einaudi e Guanda); gli altri devono, quando possono, accontentarsi di editori cosiddetti minori, come ad esempio, Pablo De Santis (Nuove Edizioni Romane) e Abel Posse (Tre Editori).Gli autori argentini scrivono dunque "per il Paese", anche la pur interessantissima Florencia Bonelli o Jorge Fernández Díaz, molto noto comunque in Spagna, e pertanto l’attenzione che verrà richiamata dall’evento imminente sarà anche per loro un’importantissima passerella internazionale, preceduta da quella della Fiera di Francoforte 2010 in cui l’Argentina, già nominata dall’Unesco, è stata per questo ospite d’onore. Certo, anche nella capitale argentina gli ipermercati e i vari centri commerciali presentano scaffali di libri proposti in forma anonima ed automatica, luoghi nei quali il compratore chiede il titolo di un libro al commesso e questo controlla sul computer l’eventuale disponibilità, ma la caratteristica principale della loro distribuzione rimane il contatto culturale ed umano fra la libreria ed il suo frequentatore. Normalmente il lettore è un habitué della "sua" libreria, la frequenta da anni, entra, chiacchiera, anche se al momento non sta pensando ad un acquisto. Il libraio lo conosce bene, è ben felice del contatto personale ed è spesso proprio lui ad anticipare l’uscita imminente di un opera che può interessare il suo cliente, così come trova una gratificazione personale e professionale nel presentargli recenti pubblicazioni che potrebbero attirare la sua attenzione. Ecco perché, a Buenos Aires, l’«andar per librerie» è una delle maggiori forme di shopping a cui dedicare il tempo libero. I negozi di libri, anche quelli sparsi nei quartieri lontani dal centro, hanno sempre avuto questa attitudine "umana", ma il piacere maggiore per il flaneur letterario è la lenta passeggiata lungo la Corrientes, uno degli assi storici portanti della città, dove i negozi specializzati non si contano, nei quali non tutte le copie invendute dei nuovi titoli vengono restituite all’editore ma alcune vengono lasciate, ma non dimenticate, sugli scaffali inferiori, malgari un po’ impolverate ma a disposizione del curioso in cerca di qualcosa di speciale. Personalmente ci è capitata un’esperienza impossibile altrove. Per anni avevano cercato una copia, magari anastatica, di Vita di Michelangiolo nella vita del suo tempo, di Giovanni Papini, ultima edizione Garzanti 1950, e un’altra della relazione di Filippo de Filippi sulla spedizione al Ruwenzori del duca degli Abruzzi, Hoepli 1908. In tempi diversi abbiamo trovato laggiù gli originali, non in un reparto chiuso a chiave e dedicato a libri antichi, bensì semplicemente inginocchiati curiosando fra la polvere. Pochi peso, una nuova rilegatura, ed ecco là i volumi nella libreria del soggiorno!Ci siamo sentiti un po’ come Juan Manuel Bonet, già direttore del centro artistico Reina Sofía di Madrid, che ripete: «La prima cosa che faccio quando metto piede a Buenos Aires è andare ad installarmi nelle vecchie librerie della Corrientes alla ricerca di qualche perla». O come Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la Letteratura 2010, anche lui visto spesso accucciato nei negozi della strada, impegnato nella medesima ricerca. Per l’anno a essa affidato la città ha pronto un nutrito programma, sovvenzionato per un milione di dollari dal governo, ai quali vanno ad aggiungersi altri consistenti contributi di istituzioni private e case editrici. Fra le innumerevoli proposte e manifestazioni specializzate che saranno offerte durante il periodo, segnaliamo l’apertura di una nuova biblioteca dedicata a bambini e ragazzi, la creazione di una biblioteca multilingue e, soprattutto, la realizzazione di una collezione di cento classici universali della letteratura trasposti in audiolibro. Da ultimo una curiosità: Sean Dodson, del quotidiano britannico "The Guardian", ha giudicato la libreria Ateneo di Buenos Aires, in via Santa Fe, il secondo negozio di libri più bello del mondo per le sue caratteristiche architettoniche, lo stato di conservazione ed i dettagli dell’ambiente antico, dopo Boekhandel Selexyz Dominicanen a Maastricht, Olanda, e prima di Lello, a Oporto.
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