Il rischio, con la fiction Puccini (Raiuno, domenica 1 e lunedì 2 marzo in prima serata), è che i melomani (che si immaginano essere il pubblico di riferimento per un prodotto del genere) vedano deluse le loro aspettative. Perché la miniserie (diretta da Giorgio Capitani e interpretata da Alessio Boni) si sofferma sin troppo a lungo sul primo periodo della vita di Giacomo Puccini, quella in cui il Maestro era ancora in cerca di una propria identità ben definita, lasciando ai soli cento minuti della seconda puntata il compito di raccontare il grande artista e di far ascoltare le note dei suoi successi. Il Puccini che emerge dalla fiction (almeno dalla prima puntata, quella proiettata nell’anteprima per la stampa di ieri mattina) è un uomo insicuro del proprio talento, alle prese con un’opera che non vuole saperne di diventare realtà e col confronto, a suo dire perdente, con i grandi dell’epoca, Giuseppe Verdi in primis. «Quando si affrontano personaggi di questo calibro, bisogna scegliere una chiave di racconto ben precisa – spiega la responsabile di Rai Fiction Tinni Andreatta –. Nel caso di Puccini, noi abbiamo scelto di rendere il racconto stesso un’opera pucciniana, centrando l’attenzione sugli aspetti melodrammatici della sua vita». Francesco Scardamaglia, produttore (insieme al figlio Federico) e sceneggiatore (insieme a Nicola Lusuardi) della miniserie, aggiunge: «Quando abbiamo deciso di raccontare Giacomo Puccini, non ci siamo posti il problema di un bilanciamento tra l’artista affermato e il giovane musicista sconosciuto. Quello che abbiamo raccontato è il raggiungimento di un’identità. Rivolgendoci agli spettatori di una tv generalista, abbiamo scelto di raccontare il romanzo di formazione di un musicista». Il regista Capitani, dal canto suo, si dichiara più che soddisfatto dell’esperienza: «Quando ho accettato di dirigere questa fiction sapevo poco di Puccini. Scoprire la fragilità di quest’uomo che ha scritto una musica così bella è stato incredibile. Puccini era un uomo che pensava sempre di non avere più l’ispirazione, che alla fine di ogni opera era sicuro di non poter fare più altro. Ed era ossessionato dalla morte, una paura giustificata solo in parte dalla scoperta della malattia. Credo che il suo atteggiamento goliardico fosse un modo per esorcizzare questa paura». Con lui, il protagonista Alessio Boni per il quale in questa fiction, «con delle pennellate alla Van Gogh della vita di Puccini, si entra nella sua casa, dietro al suo scrittoio, nella sua fragilità». Il racconto prende il via nella Vienna del 1924 quando Puccini, ormai artista di fama mondiale, è ospite della capitale austriaca per un concerto in suo onore. È un periodo difficile per l’uomo: non riesce a concludere la Turandot ed è inquieto per un disturbo alla gola che lo affligge da tempo e che preoccupa i luminari viennesi. In questo momento così teso, Puccini incontra una giovane giornalista che lo costringe, con le sue domande, a ripercorrere a ritroso tutta la sua vita: le vicende sentimentali, gli esordi, i successi, le crisi, la passione per i motori e la grande influenza di Giulio Ricordi. Puccini è una coproduzione italo tedesca interpretata anche da Stefania Sandrelli e Andrea Giordana. Le musiche curiosamente non sono di Puccini ma sono state scritte da Marco Frisina. Alessio Boni nei panni di Giacomo Puccini in una scena della fiction dedicata al compositore lucchese