Per il pubblico italiano l’immagine del Commissario Maigret è legata in modo indissolubile al viso burbero e magnifico di Gino Cervi. Burbero è pure l’aspetto di Giuseppe Battiston, uno degli attori più richiesti del nostro cinema, (ora è in sala con
Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto e
La prima neve di Andrea Segre). L’attore friulano però oggi rinuncia alla sua presenza fisica imponente, per prestare la sua voce a Georges Simenon e alle avventure del commissario parigino, in un’impresa, questa sì, imponente. Battiston leggerà in 4 anni i primi 16 romanzi della serie, per la
Collezione Maigret appena lanciata da Emons Audiolibri. Tutti nelle traduzioni Adelphi, con le bellissime copertine illustrate negli anni 60-70 da Ferenc Pinter: i primi due ora sul mercato come
cd (e anche in
download) sono
Il porto delle nebbie e
L’impiccato di Saint-Pholien.
Battiston, come sta affrontando l’impegno di rappresentare la voce ufficiale di Maigret/Simenon?«Mi sto divertendo un mondo, anche perché Simenon è la lettura della mia giovinezza. Ho letto molti romanzi dell’autore belga, anche altri rispetto a Maigret. Mi ha sempre affascinato. Mi piace in particolare come descrive anche gli altri personaggi. Nelle inchieste del commissario si viene tirati dentro piano piano, attraverso la psicologia dei personaggi. L’aspetto più bello, però, è l’umanità di Maigret, la pietà che mostra nei confronti dei suoi criminali. Credo che sia questa la ragione principale del suo successo».
E lei, da attore, come interpreta i romanzi di Simenon?«È una lettura che richiede attenzione: anche tu ti metti a elucubrare con lui su situazioni e crimini. La forza sta anche nella ricchezza e nella bellezza dei dialoghi. Mi sono divertito davvero a interpretare caratteri con sfumature diverse, alternate alla pulizia della voce narrante. Insomma, sei sempre tu, ma senza la tua fisicità. Devi affidare a qualcun altro la capacità di immaginare visivamente».
A proposito di immagine, lei, classe 1968, se lo ricorda il Maigret di Gino Cervi?«Io ero bambino quando davano le repliche di Maigret in tv. Di Gino Cervi ho un ricordo molto forte, anche se la sua figura era poco appetibile per un bambino: burbero, scontroso. Eppure c’erano momenti di ironia che mi facevano ridere».
Quanto si sente in sintonia col personaggio Maigret?«Io mi sento in sintonia con il commissario specie per l’ambientazione. Mentre leggevo
Il porto delle nebbieuna parte di me aveva l’idea che Maigret potesse venire da un paesino del Friuli come me, un posto dove piove sempre. In più a lui piace il buon vino, come a me».
Le piacerebbe interpretare Maigret anche al cinema o in tv? Con tutto il successo dei commissari da Montalbano a Nero Wolfe.«Magari, mi piacerebbe tantissimo. Il genere, poi, è uno di quelli che ha maggiore successo perché è il più coinvolgente per lo spettatore. A me piacciono
La signora in giallo e
Colombo: è intrigante metterti lì insieme a loro a cercare di risolvere il caso. È un genere di telefilm che è riuscito a dipanare la psicologia umana».
Dei due primi romanzi che ha letto per Emons cosa la affascina di più?«Il porto delle nebbie non è ambientato a Parigi, come gli altri romanzi, emana un fascino irresistibile nei luoghi, fra chiuse, bastimenti, sirene. Vien voglia di andare lì. Mentre nell’
Impiccato di Saint-Philien un uomo si spara poiché gli è stata sottratta una valigia, proprio da Maigret, che quindi si sente responsabile per questa morte. Qui è evidente la pietà di sui parlavo prima».
Battiston, ma lei che lettore è?«Io sono un lettore monomaniaco, cioè se mi appassiono a un autore cerco di leggere tutto di lui. L’ho fatto con Soriano, con Garcia Marquez, con Beckett, per qualche anno con Pennac. E ora porto a teatro Paul Auster. Stasera debutto a Cecina con
L’invenzione della solitudine che parla di padri e figli, un tema a me molto caro».