Rettore del seminario di Firenze, arcivescovo di Lucca, segretario della Conferenza episcopale in un momento difficile come gli anni dal 1972 al 1976, monsignor Enrico Bartoletti è stato un sacerdote e un educatore di grande profilo, oltre che una personalità di rilievo nella Chiesa italiana contemporanea. Anche per questo «il suo
Diario spirituale (in realtà, un insieme di agende su cui egli ha scritto vari appunti in tempi diversi e in modo discontinuo) costituisce – a giudizio dello storico Agostino Giovagnoli – una documentazione di grande interesse», ora a disposizione dei lettori nel volume
In spe fortitudo a cura di Marcello Brunini (Edb, pp. 208, euro 18.50). La biografia di Bartoletti (1916-1976) si può suddividere in quattro stagioni: la prima (1916-1939) coincide con il periodo della formazione tra le due guerre mondiali; la seconda (1941-1958) con il ministero presbiterale a Firenze; la terza (1958-1973) con il ministero episcopale a Lucca; la quarta (1972-1976) con il servizio a Roma in qualità di segretario della Conferenza episcopale italiana. Gli innumerevoli appunti (qui sotto pubblichiamo due brani), raccolti in oltre quarant’anni, definiscono il profilo di un uomo pubblico dall’intensa vita spirituale e con frequentazioni che comprendono Divo Barsotti, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, Lorenzo Milani e Arturo Paoli. Nel Diario, che va dal 1933 al 1975, prevalgono le annotazioni personali, in gran parte a carattere spirituale: «Si tratta in molti casi di appunti che sembrano scritti per fissare riflessioni, bilanci, impegni di un percorso interiore a cui – sottolinea ancora Giovagnoli nell’introduzione al volume – si intuisce Bartoletti abbia sempre dedicato un’attenzione prioritaria». Ma recuperare il materiale non è stato facile: «Le agende – spiega monsignor Brunini della diocesi di Lucca, dove è stata avviata la causa di beatificazione di Bartoletti – sono formate da una notevole pluralità e diversità di materiale: appuntamenti, incontri, ordini del giorno, tracce di relazioni o meditazioni, sintesi di incontri con personalità, a cominciare da Paolo VI, appunti dei lavori conciliari e dei sinodi del 1971 e 1974, e altro ancora. Gli appunti spirituali sono dispersi all’interno di questo variegato materiale senza seguire l’ordine cronologico. Nonostante ciò le osservazioni e le notazioni spirituali risultano con particolare evidenza». Non mancano nemmeno espliciti riferimenti a notizie storiche di vario genere: dalla caduta di Mussolini all’armistizio dell’8 settembre, dalle vicende della diocesi di Firenze negli anni Cinquanta alla politica italiana negli anni Settanta. Nel percorso interiore che emerge dalle pagine del Diario, spiccano anzitutto i comportamenti di Bartoletti in frangenti di grande difficoltà, ad esempio in occasione della brutale occupazione del seminario da parte dei tedeschi a tre giorni dalla liberazione di Firenze (11 giugno 1944). L’8 giugno, infatti, nel «Diario dal Seminario» (Bartoletti all’epoca era rettore del minore, solo dopo lo sarebbe diventato del maggiore), annota la «giornata dolorosa» dell’occupazione tedesca come un momento che non sarà possibile dimenticare. Ed anche in tempi più recenti non mancano le urgenze della pastorale e persino le pressioni della politica. Il 19 febbraio 1975, ad esempio, Bartoletti annota una «giornata molto agitata» mentre «è in corso la legislazione su l’aborto» e «interviene la sentenza della Corte costituzionale, aprendo una breccia nel principio fondamentale». Si parla nella circostanza di telefonate a Bernabei, alla Jervolino, alla Falcucci, in Segreteria di Stato, al cardinal Poma e a monsignor Oggioni, così come in altri casi si parla di telefonate a Fanfani. Ma le pagine del Diario «illuminano anche – a giudizio di Giovagnoli – le radici conciliari che sono state all’origine del percorso compiuto dalla Chiesa italiana negli ultimi decenni. Molti di coloro che lo hanno conosciuto hanno parlato di Bartoletti come di un uomo del Concilio. È una definizione che merita di essere approfondita e questo Diario offre più di uno spunto in questo senso».