Questa epoca nella quale tutto è presente, dove il bene e il male viene proiettato sul grande schermo delle nostre giornate, non è facile da sopportare. Il piccolo mondo che ci sta attorno, con il quale dobbiamo ogni ora fare il conto della nostra vita, ascolta come sottofondo il rumore acceso dei fatti lontani: le guerre, le disavventure, gli orrori e il pianto dei popoli che un tempo non facevano quasi notizia. Tutto diventa nostro, la non conoscenza non è più possibile, né infine giusta. Questa emigrazione verso la terra che avevamo sempre considerata di nostra proprietà ci riporta indietro di secoli, quando anche i popoli d’Europa subivano invasioni dai paesi di un nord sconosciuto. Allora si fecero strada con le armi, oggi i nuovi “invasori” pagano pesantemente in denaro una libertà promessa senza sicurezza di ottenerla. Non si può chiudere la nostra porta a chi bussa con la forza della disperazione. Non si possono chiudere gli occhi, né le frontiere davanti a questa umanità così varia d’aspetto, ma uguale per le prime necessità della vita. Ci fanno paura le diversità di lingua, di abitudini, di credenze religiose e disturbano la nostra quiete presenze sconosciute, non richieste, né tanto meno amate. I Paesi d’Europa, già messi in difficoltà nella loro condivisione nel campo dell’economia, oggi lo sono ancora di più nella visione di una politica intesa come collaborazione positiva nei confronti di terzi. Mai come in questo momento è chiaro l’aspetto negativo di un futuro tanto incerto di una unità europea che per la prima volta si trova ad affrontare una decisione primaria comune. Lo spettacolo del filo spinato, delle guardie di frontiera, dei profughi che stazionano nelle tende al di qua delle barriere che avevamo un giorno non lontano tolto fra i nostri paesi, dichiarano la nostra sconfitta. Quella Europa Unita tanto studiata, preparata e sognata dai primi grandi europei si sfalda sotto i nostri occhi senza un grido, senza un rivolta, quasi nel silenzio attonito di chi, come noi semplici cittadini, non ha potere, né voce sufficiente per fermare gli egoismi e l’incapacità di tenersi forte per mano nella creazione di una Europa politica, unica sicurezza per il nostro futuro e per chi vi approda dopo tante sofferenze.
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