La chiave del Granconcerto Q.P.G.A. con cui Claudio Baglioni ha varato ieri sera a Piazza di Siena a Roma il suo monumentale tour estivo sta dietro ad una frasetta buttata là a caldo dopo la prova generale di giovedì: «Sono sei anni che non incido un nuovo cd di inediti, ma forse questo rifacimento di Questo piccolo grande amore che mi appresto a portare nelle piazze c’è più voglia di cambiare di quanta non ne abbia un nuova produzione. Anche perché il concetto di 'inedito' andrebbe forse ripensato, legandolo alla forza innovativa che si porta dietro; e oggi viviamo in un’epoca di consolazione in cui la voglia di osare e di sperimentare è davvero poca». Ed è proprio questa voglia di rimettersi in gioco che spinge il cantore della maglietta fina a rileggere ora fra le grida dei mercati di Roma ora dietro alle vetrate di una cattedrale il suo album più famoso, tre milioni di copie vendute in trentacinque anni e passa di trionfi. L’impresa è titanica come il palco che il divo Claudio si porta dietro, dominato da un maxischermo a bassa definizione alto come un palazzo di quattro piani su cui prende vita la storia di Giulia e Andrea in una girandola di flashback, suggestioni, ricordi, inseguiti tra spezzoni del film portato nelle sale a febbraio dal regista Riccardo Donna, lacerti del romanzo dato alle stampe a marzo, e febbrili panorami romani girati col pensiero al Kooyaanisqatsi di Godfrey Riggio. Tutto nell’attesa dell’album, sul mercato ad ottobre con inediti, rielaborazioni, e «graffiti» lasciati tra le can- zoni di Questo piccolo grande amore da una cinquantina di colleghi del mondo della musica e del cinema. «Amici come come Giovanni Allevi, Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Danilo Rea, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Stefano Di Battista e tanti altri ancora » spiega il diretto interessato, fra cui dovrebbero figurare quasi sicuramente pure Fiorello, Laura Pausini e Antonello Venditti. «Dei cinquanta titoli del disco in questo show fra brani editi, pezzi inediti ed interludi ne affiorano solo una trentina. Ho scritto alcune cose e ne ho recuperate diverse altre perché quando uscì nella sua versione originale il materiale di Questo piccolo grande amore venne tagliato di circa un quarto. Io non fiatai perché ero disposto a tutto pur di vederlo finalmente nei negozi. In viaggio, il pezzo con cui apro lo spettacolo – spiega –, fu accantonato ad esempio dal direttore della Rca di allora Ennio Melis ritenendolo troppo legato al clima di antagonismo post sessantottino che si respirava al tempo negli ambienti studenteschi. In Germania, poi, abbiamo ritrovato ultimamente alcune mie vecchie registrazioni su nastro a sedici piste di Questo piccolo grande amore e ci siamo basati pure su quelle». Il 20 giugno Baglioni parteciperà all’Olimpico con Zero, Fossati, Venditti ed altri ancora a Corale per il popolo d’Abruzzo, il concertone a sostegno dell’opera di ricostruzione dell’università de L’Aquila. «Penso che sia difficile rendersi conto di come stanno realmente le cose per i terremotati se non vai in Abruzzo» ammette. «Io ho visitato tre o quattro campi e sono stato felice di firmare autografi, cantare coi terremotati e ballare con una nonna di 98 anni che di nome fa Bettina. Ma noi artisti siamo solo i trombettieri, quelli che suonano la carica, il lavoro vero lo fanno gli altri. Anche se impegnarsi in progetti concreti è importante. Ad esempio il disco Domani andava fatto, come vanno fatti i concerti pro Abruzzo del 20 giugno all’Olimpico e del 21 a San Siro, anche se forse sarebbero utili un paio di esibizioni anche in autunno, soprattutto per non dimenticare».