In quanto un comico, si spera che il suo debutto non faccia ridere. Ma lui, Antonio Albanese ( nella foto), popolare volto televisivo, teatrale nonché cinematografico, prende le cose molto sul serio. Tanto più che il luogo che lo attende è di quelli che farebbero tremare le vene dei polsi a molti. Il 4 ottobre, domenica prossima, debutterà al Teatro alla Scala ( il tempio mondiale della musica) con la sua prima regia nella lirica. Il titolo scelto è Le convenienze ed inconvenienze teatra- li, un’opera di Gaetano Donizetti di rara esecuzione ( scritta nel 1827, è la prima che risuona sotto le volte del Piermarini) che resterà in cartellone fino al 14 ottobre per andare poi in tournée in Danimarca a fine mese. Albanese è chiamato a dirigere venti cantanti solisti, sia italiani che stranieri, che con questa rappresentazione concludono il loro biennio all’Accademia Teatro alla Scala. Debutto anche per otto musicisti egiziani della West Eastern Divan Orchestra, la compagnia fondata da Daniel Barenboim ed Edward Said, chiamata a integrarsi per l’occasione nelle file dell’Orchestra della Scala. « Con la lirica ho rapporti molto leggeri » ha ammesso l’attore: « non la frequento da molto tempo e spesso sono uscito a metà delle rappresentazioni che mi annoiavano. Anzi non capisco perché non lo facciano tutti...». Poi però ha aggiunto di apprezzare molto quest’opera buffa « bella e un po’ sottovalutata. Mi ha eccitato in modo sorprendente: ci lavoro da un mese, ogni giorno, e non sono stanco! E questi ragazzi, svegli e intelligenti, hanno così tanta energia da poter dare luce a tutto l’edificio » . Albanese ha detto di aver cercato una «sana via di mezzo » tra la tradizione e gli sperimentalismi che popolano («e affliggono: siamo stufi di vedere don Giovanni che entrano in scena su una Harley Davidson! » ) le regie più recenti nei teatri d’opera. Il soggetto è di quelli che mandano in sollucchero in cultori del metateatro. La scena si apre infatti in un teatrino di sapore goldoniano, dove si prova un’opera seria. Ma litigi tra prime donne, madri insopportabili, fughe improvvise di musici e cantanti, tenori stonati e impresari in difficoltà con i conti, finiranno per mandare tutto in malora. Un impianto farsesco che sembra pensato apposta per la vis comica di Antonio Albanese. Il quale ha scelto di combinare uno spazio scenico « minimalista e senza tempo » ( il palco si stende su una spiaggia) e solisti vestiti negli abiti del 1827. «Ho lavorato molto sul gesto e sulla fisicità. I cantanti, inoltre, non resteranno in scena solo durante le loro parti ma – ha detto – vivono la scena insieme, in modo corale. In questo modo hanno lo spazio per sviluppare e mantenere il personaggio fino in fondo » . Anche nell’esecuzione della partitura, « ci siamo mossi nel rispetto dell’opera – ha detto il direttore d’orchestra Marco Guidarini – senza forzature, alleggerendo il testo, componendo un piccolo messaggio di citazioni con leggerezza » . Il gioco parodico è presente d’altronde nell’originale donizettiano, che si diverte a prendere in giro il collega Rossini e la « Canzone del salice » dal suo serissimo Otello . «L’opera deve continuare a vivere – ha aggiunto infine, augurandosi che questa non sia la prima e ultima esperienza in questo campo –. Aspetto nuove opere, nuove produzioni, senza bisogno di stranezze o capricci. Serve un fermento, che nella drammaturgia manca da una decina d’anni, nell’opera c’è più aiuto. Noi italiani siamo gli inventori della commedia dell’arte. È evidente che abbiamo una particolare predisposizione. Del resto, lo vediamo tutti i giorni, no? » .