Catherine Debrunner specializzata nella velocità e nel mezzofondo - ANSA
«Dedicare alle Paralimpiadi lo stesso livello di ambizione delle Olimpiadi». Lo ha detto ad Avvenire Andrew Parsons, presidente del Comitato paralimpico internazionale, parlando di quanto le Paralimpiadi siano un movimento ancora relativamente giovane ma in costante sviluppo, sia «nella percezione sociale della disabilità su scala globale», sia dal punto di vista sportivo. Ed è da quest’ultimo in particolare che si deve partire per il racconto di questo grande evento, con un approccio che sappia guardare al valore sociale, ma sappia soprattutto esaltare le prestazioni sportive.
Il programma prevede in tutto 22 sport, 23 discipline diverse e 549 eventi distribuiti negli 11 giorni di Giochi. Sono previsti in totale 4.400 atleti appartenenti a 185 comitati paralimpici nazionali, 2.500 accompagnatori, 184 delegazioni e una stima di circa 65.000 spettatori. Le giornate di competizione saranno 11, accolte in 19 siti. A Parigi la squadra azzurra si presenterà con 141 atleti (70 atlete e 71 atleti) impegnati in 17 discipline. L’Italia - che è stata sempre presente ai Giochi Paralimpici sin dalla prima edizione di Roma 1960 - riparte dall'ottimo risultato di Tokyo, con 69 medaglie totali (14 ori, 29 argenti, 26 bronzi). Nel primo giorno di gare, il 28 agosto, sarà impegnata nel tennistavolo, nel badminton, nel tiro con l’arco, nel ciclismo e nel nuoto, ma è bene andare a conoscere più da vicino tutte le discipline.
L’atletica paralimpica - uno dei primi sport a essere aggiunto ai Giochi di Roma del 1960 - è aperta a tutte le classificazioni di disabilità fisiche e visive. L’atletica su sedia a rotelle è nata nel 1952, quando atleti con lesioni al midollo spinale hanno preso parte a una gara di giavellotto ai Giochi di Stoke Mandeville. La disciplina comprende eventi su pista (escluse le corse a ostacoli e la marcia), gare di salto (escluso il salto con l’asta), eventi di lancio (escluso il lancio del martello) e la maratona (dal 1984). Una curiosità: la pista di atletica dei giochi è stata realizzata in Italia, ad Alba (in provincia di Cuneo, Piemonte).
Se molti sport Olimpici hanno un equivalente paralimpico, solo due discipline paralimpiche (goalball e boccia) non hanno una loro controparte. La boccia viene giocata da atleti su sedia a rotelle con disabilità che influiscono sulla funzione motoria. Questo sport è apparso per la prima volta ai Giochi Paralimpici del 1984; gli azzurri non saranno presenti in questa disciplina. Il goalball invece è uno sport di squadra per ipovedenti e non vedenti. È stato inventato nel 1946 per i veterani della Seconda guerra mondiale che avevano perso la vista. Il suo debutto ai Giochi Paralimpici è stato a Toronto, nel 1976.
Il calcio a 5 B1 è un adattamento del calcio per atleti con disabilità visive, giocato con una palla sonora. Presentato per la prima volta ai Giochi Paralimpici di Atene 2004.
Il canottaggio invece ha debuttato ai Giochi Paralimpici di Pechino 2008 con quattro eventi, disputati su oltre 1.000 metri. Questa distanza è stata aumentata a 2.000, la stessa distanza della controparte Olimpica del canottaggio Paralimpico, ai Giochi di Tokyo 2020 nel 2021.
Il ciclismo paralimpico su pista è diviso in tre tipologie di eventi: cronometro, inseguimento individuale e tandem, sprint a squadre. Il ciclismo su pista ha fatto il suo debutto ai Giochi Paralimpici di Atlanta 1996. Il ciclismo paralimpico va poi anche su strada; sviluppato all’inizio degli anni ‘80 come ciclismo in tandem per gli atleti non vedenti, con un ciclista vedente in testa. Da allora, lo sport è cresciuto per accogliere anche altre disabilità, ampliando le tipologie di biciclette utilizzate: biciclette standard, handbike, tricicli e tandem.
Il judo paralimpico è una delle due discipline di arti marziali presenti ai Giochi Paralimpici, l’altra è il taekwondo. È praticato da atleti ipovedenti o non vedenti. Non potendo vedere l’avversario avvicinarsi, i judoka devono usare il tatto. Ciò include una profonda consapevolezza dei movimenti respiratori dell’avversario, nonché della sua presa sul judogi, l’uniforme.
Il nuoto paralimpico è uno degli sport paralimpici originari, nonché una delle discipline più popolari. Possono nuotare atleti e atlete con ogni tipo di disabilità ma non è possibile nuotare con protesi.
Nella scherma paralimpica gli atleti gareggiano su una sedia a rotelle legata a un apposito telaio saldamente fissato al pavimento. Gli schermidori non possono muoversi né avanti né indietro e sono a stretto contatto con l’avversario. Le discipline sono tre: fioretto, spada e sciabola. La scherma paralimpica è stata sviluppata da Sir Ludwig Guttmann all’ospedale di Stoke Mandeville dopo la Seconda guerra mondiale per aiutare il recupero dei pazienti con lesioni al midollo spinale, rafforzando i loro muscoli e migliorando il loro equilibrio.
Il sitting volley è una variante della versione in piedi del volley, giocato da due squadre di sei giocatori che scivolano sul campo usando la forza delle braccia per rimanere in posizione seduta.
Tra gli altri sport, poi, ci sono la pallacanestro in carrozzina, la paracanoa, il paratriathlon - gli atleti nuotano 750 metri, pedalano 20 km e corrono per 5 km - la pesistica paralimpica o para-powerlifting, competizione di distensione su panca piana che mette alla prova la forza della parte superiore del corpo, il rugby in carrozzina, giocato su sedie a rotelle manuali progettate appositamente, con una palla rotonda e non ovale, il badminton, che ha fatto il suo debutto ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. A differenza dei Giochi Olimpici che prevedono tre discipline equestri, inoltre, il programma paralimpico prevede solo il dressage, sport in cui fantino e cavallo diventano un’unica entità.
Ci sono infine il tennis in carrozzina, il tennistavolo paralimpico (terzo sport paralimpico più grande in termini di numero di atleti, con oltre 40 milioni di giocatori in tutto il mondo), il tiro a segno paralimpico e il tiro con l'arco paralimpico.