Ci sono libri che restano nel silenzio per anni e una volta riscoperti, lontani dalla loro “contemporaneità” che non ha voluto capirli, risultano assai interessanti. È il caso di
The dark, uscito cinquant’anni fa, nel 1965 e subito censurato, come altri libri, tra i quali
Il giovane Holden, in Irlanda. Allora era la seconda opera narrativa di John McGahern, dublinese, classe 1934, morto nel 2006 dopo averci raccontato in altri romanzi e racconti un’Irlanda del passato che resta nella memoria e l’imporsi di nuovi modelli culturali, il tutto visto attraverso personaggi che cercano di trovare un’autentica dimensione rispetto alla propria esistenza. Non è un caso che sia stato proprio McGahern uno dei primi estimatori di
Stoner di John Williams, altro libro riscoperto in anni recenti.
The dark arriva ora, per la prima volta in Italia, nella bella ed efficace traduzione di Mirko Zilahi e si distingue per una prosa che alterna i punti di vista e si costruisce in modo asciutto, alternando durezza e lampi di profondità introspettiva, con un’attenzione al paesaggio che sembra sottolineare e accompagnare il forte tessuto emotivo del romanzo, le sue asperità, le sue rabbie, le indecisioni che caratterizzano i personaggi. La storia riguarda soprattutto il rapporto tra un padre e il figlio, in una zona rurale dell’Irlanda, in un contesto di povertà dove il padre, in una astiosa e desolata solitudine, dopo la morte della moglie, si trova a dover crescere i propri figli. Ed è proprio con il figlio maschio che nascono i primi diverbi, le rabbie che lo accompagnano nella sua crescita, da quando è piccolo fino alla giovinezza e alla caparbia voglia di riscattarsi attraverso lo studio. Il padre inizialmente non capisce le sue scelte e comunica in modo astioso, sempre mettendo in evidenza le sue difficoltà. Allo stesso tempo seguiamo il ragazzo in una prospettiva che è quella di capire quanto può essere vera e autentica la sua vocazione, vale a dire il pensiero di diventare prete, anche se molti sensi di colpa lo attanagliano, fino a scegliere, con sincera onestà verso stesso, un altro destino. Decide così per una diversa libertà, quella di piantare «un albero per negare, e infine spezzare l’autorità del padre, sostituendola con la grazia e la meraviglia della sua vita». Si impegnerà nello studio, per avere una borsa di studio che possa permettergli di continuare gli studi universitari. Le difficoltà iniziali, le diffidenze del padre man mano lasciano spazio ad una dimensione meno complicata soprattutto nei rapporti familiari, quando padre e figlio sembrano riavvicinarsi e guardarsi con uno sguardo più pacificato: «Lo osservò invecchiato e ricordò. Il suo sguardo passò dalla crudeltà del distacco all’incomprensione: nessuno in fondi sapeva niente di se stesso né di nessun altro, e persino sentimenti di ostilità o disprezzo prima o poi svanivano senza conseguenze inevitabili ». McGahern riesce a darci il ritratto di una adolescenza inquieta, senza ricorrere agli stereotipi e ai sentimentalismi che usano gli scrittori di oggi. Già questo è un grande merito: cercare semplicemente una verità tra i dubbi e le ombre che accompagnano il percorso verso la vita adulta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA John McGahern
THE DARK Minimum Fax Pagine 208. Euro 15,00 Arriva anche in Italia “The dark”, romanzo del 1965 che solo oggi viene riscoperto in tutto il suo valore Nella campagna contadina il riscatto passa dallo studio