È scomparso con la matita in mano. Esattamente come aveva trascorso l’intera sua vita, regalando ad almeno tre generazioni di lettori personaggi e avventure ammantate da uno straordinario e tutto italico,
sense of wonder. Gallieno Ferri, 87 anni, è stato un’autentica leggenda del fumetto italiano, che ha percorso in lungo e in largo con i suoi generosi pennelli, da quando (era il 1948 e Fergal, come si firmava allora, era appena diciottenne) l’editore Giovanni De Leo gli affida due serie avventurose:
Il Fantasma Verde e
Piuma Rossa. Ha legato indissolubilmente il suo nome a Zagor, il più longevo fumetto italiano (dopo Tex). Le esequie di questo elegante evocatore di sogni e fabbricante di universi si terranno mercoledì 6 aprile alle ore 10.30, presso la Chiesa di Megli nel comune di Recco (Ge). Negli anni della ricostruzione dopo la furia dei bombardamenti, Ferri sembra avviato alla carriera da geometra, ma la voglia di creatività, espressa anche in campo pubblicitario, ha il sopravvento. Nel destino del genovese dalla matita irrefrenabile c’è però il fumetto, nonostante gli esordi non siano felicissimi. Il raddrizzatorti mascherato 'Maskar', creato nel 1951, ha vita breve. Ferri va in Francia grazie a 'Thunder Jack', e abbraccia così il genere western, proseguendo con il
trapper 'Jim Puma', e 'Capitan Walter' per
Il Vittorioso. Dopo le nozze con Rosella, il sodalizio professionale più importante è del 1961. Insieme a Sergio Bonelli dà vita a Zagor, uno dei più grandi successi italiani di sempre. Lo 'Spirito con la Scure' entra in scena con il grido: «
Aahyaakkk! » Armato di un’arma insolita (una scure di pietra), e con un look eccentrico (una casacca rossa con un’aquila stilizzata sul petto), questa sorta di Tarzan e Uomo Mascherato si muove nelle paludi nord orientali degli States appeso a una liana, e non si tira mai indietro quando ci sono oppressi da difendere. Western che tende la mano al
fantasy, all’horror e al
thriller per sfociare persino nella fantascienza, Zagor strizza l’occhio all’umorismo grazie al buffo
pard messicano Cico. «Il segno ferriano nasce da colpi di pennello modulati con istintiva maestria e posti al servizio della storia, tesi a raccontare nel modo più chiaro ed efficace possibile», spiega Moreno Burattini, il biografo che è anche il più prolifico sceneggiatore zagoriano. «Una caratteristica che si è andata affinando dopo i primi albi, ancora molto carichi di neri, fino alla maggiore sintesi della maturità». Del personaggio Ferri ha realizzato decine di migliaia di pagine e soprattutto tutte le copertine, speciali compresi, fino all’albo in edicola questo mese. A lui bastavano pochi centimetri quadrati per calamitare l’attenzione e accendere la fantasia. Un’abilità che si riscontra anche in un altro fortunato
character: il bastian contrario, idealista e simpatico attaccabrighe Mister No, una specie di evoluzione in chiave moderna dello Spirito con la Scure. In Zagor, Ferri si è un po’ ritratto, non soltanto nell’aspetto (dotandolo di una fisicità derivata dalle letture degli amatissimi
Tarzan di Burne Hogart, o dell’Uomo
Mascherato di Ray Moore o del
Flash Gordon di Raymond), ma anche nelle passioni: il mare, la montagna, i viaggi e soprattutto lo sport. Ai tuffi praticati fin da ragazzo, Ferri nel corso degli anni ha aggiunto l’amore per la vela, il canottaggio e il
wind surf, senza tralasciare lo sci. Nella
walk of fame del fumetto che a ottobre aprirà a Lucca, ci saranno anche le impronte di Ferri. Impronte di mani capaci, a colori o in bianco e nero, di far sognare dalle foreste dell’Amazzonia alle paludi di Darkwood.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Con Bonelli aveva dato vita al singolare personaggio western con la scure di pietra, un po’ Tarzan, un po’ Tex, un po’ fantasy. È morto a 87 anni: ha disegnato le copertine fino all’ultimo
LA MATITA. Gallieno Ferri