mercoledì 6 aprile 2016
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«Forse solo adesso il mondo può cominciare a comprenderne il messaggio ». Rav Adin Even Israel Steinsaltz, lo storico esegeta del Talmud, lo paragona a una «statua da cui scaturisce inesauribile un fiume che scorre». Saranno ora finalmente compresi alcuni tesori di una millenaria saggezza, portatori di principi e di significati cronologicamente antichissimi, che non cessano mai di sorprendere per la loro modernità. All’Accademia dei Lincei di Roma, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato presentato ieri il primo volume della traduzione in italiano del Talmud, testo fondamentale dell’ebraismo. Un evento storico che non è stato possibile in altre epoche ed è oggi il frutto di un nuovo modo di intendere le relazioni anche tra lo Stato italiano e le minoranze religiose e delle diverse religioni tra loro. La titanica impresa di traduzione, nata dall’intuizione di Clelia Piperno, è scaturita dalla sottoscrizione nel gennaio 2011 di un protocollo d’intesa tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell’Istruzione, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ed assume oggi una particolare rilevanza, che supera l’ambito ebraico e si rivolge a tutto il mondo della cultura italiana. «La traduzione in italiano del Talmud ha un grande valore simbolico ed è figlia del nostro tempo, di questa nuova era» ha fatto osservare Renzo Gattegna, presidente Ucei. E da parte ebraica si tratta certamente di un gesto d’apertura, di fiducia e di coraggio: «È come spalancare una porta ed esporre al giudizio di tutti il nostro bagaglio culturale, etico e religioso ». Un «mondo polivalente e un approccio aperto al testo, con punti di vista differenti, nel quale non trova spazio il fondamentalismo, anzi è un contro-fondamentalismo», afferma il rabbino capo della comunità ebraica di Roma Fabrizio Segni. Perché «il modello dialettico applicato nel Talmud è la negazione e il rifiuto di qualsiasi forma di dogmatismo e di integralismo», riprende Gattegna. Dopo la distruzione del Tempio e l’inizio della Diaspora, quel testo è stato considerato una specie di «tempio immateriale » e invisibile che non ha mai abbandonato gli ebrei durante le loro peregrinazioni, tenendo in vita la tradizione orale a rischio di scomparsa. Per chiunque visitare questo «tempio» è come entrare in diretto contatto con l’essenza stessa dell’ebraismo. Dopo le persecuzioni dei secoli scorsi e la tragedia della Shoah, si comprende che queste pagine fanno parte della storia italiana e sono necessarie alla crescita di una società aperta al confronto «per la piena realizzazione della sua fisionomia spirituale e culturale pluralista », ha affermato lo storico Alberto Melloni. Proprio a Roma venne edito il primo libro ebraico, ed è in Italia che il Talmud fu stampato per intero: a Venezia, poco dopo l’istituzione del Ghetto del quale si è appena celebrato il quinto centenario. Sono stati dunque i tipografi italiani ad inventare la veste tipografica del Talmud, e da allora ogni edizione ne deve ricalcare quella struttura originaria e la divisione in fogli e colonne. Fu infine un altro italiano, Salvatore Boniforte de’ Benedetti, a corredare le edizioni con un apparato di rimandi alle citazioni bibliche, ai paralleli talmudici e alle opere di codificazione della legge. Ma la grande diffusione non sfuggì agli inquisitori; il rabbino Di Segni ha ricordato come proprio a Campo de’ Fiori nel 1553 tutti i libri di Talmud furono bruciati in un pubblico rogo, e da quel momento ne fu proibito lo studio. Quel giorno era Rosh haShanà, il Capodanno ebraico, la stessa ricorrenza cui è dedicato il primo trattato talmudico oggi tradotto in italiano. Rosh haShanà è anche definito come «Giorno del Giudizio», perché viene celebrato dedicandosi all’esame e alla riflessione sui comportamenti tenuti durante l’anno, invocando il perdono di Dio, il pentimento e il ritorno, la Teshuvà: «Abbiamo tutti da riflettere per valutare se l’umanità, negli ultimi mille, duemila o tremila anni sia riuscita a progredire sul piano umano e culturale» ha concluso Gattegna, consegnando la prima copia stampata nelle mani del Presidente della Repubblica. E se il modello dialettico applicato nel Talmud è la negazione di qualsiasi forma di integralismo, è proprio con questo significativo incipit dell’immensa opera intrapresa che si vuole aprire oggi un’altra epoca. © RIPRODUZIONE RISERVATA Presentata ieri la prima storica traduzione del fondamentale testo del giudaismo
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