«Perché un fatto possa essere penalmente sanzionato nel nostro Paese è necessario che sia previsto come reato sia dalla legge italiana sia dalla normativa vigente nello Stato nel quale è stato commesso». È la risposta resa ieri dal ministro della Giustizia Andrea Orlando all’interrogazione presentata dal deputato Eugenia Roccella (Idea) che gli chiedeva «quali iniziative intenda intraprendere perché siano implementate le sanzioni previste per il reato di surrogazione di maternità» e se «intenda avvalersi dell’articolo 9 del Codice penale che prevede, per reati commessi all’estero da cittadini italiani» che «il colpevole sia punito "a richiesta del ministro della Giustizia"». La richiesta parte dalla constatazione delle ripetute assoluzioni nei tribunali (e di recente anche in Cassazione) per coppie italiane rientrare in patria con bimbi nati da madre surrogata in Paesi come Ucraina o Russia dove la pratica è legale. Orlando risponde, citando il divieto vigente previsto all’articolo 12 della legge 40, che «deve ritenersi che la procedibilità, secondo la legge italiana, dei reati comuni commessi all’estero dal cittadino sia sottoposta all’ulteriore condizione della doppia incriminazione del fatto». Amara la replica di Roccella, che parla di risposta «burocratica ed elusiva».
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