«Ho scelto la storia di Eluana Englaro per costruire un tessuto sul quale intrecciare i destini dei miei personaggi perché sono stato aggredito e coinvolto da quello che vedevo e sentivo. Non volevo però fare un film a tesi, anche se credo che si capisca bene la mia posizione. Non volevo neppure essere ecumenico né dire che tutti hanno ragione, ma neppure disprezzare le opinioni diverse dalle mie». Così Marco Bellocchio, ieri in concorso a Venezia con
Bella addormentata, ha spiegato le ragioni artistiche di una pellicola da mesi al centro di polemiche. «Prima di cominciare a lavorare al film ho parlato con Peppino Englaro. Farò un film di fantasia, gli ho detto, e dietro ci sarà il dramma di tua figlia. Non mi ha fatto alcuna obiezione». Accolto da applausi e in arrivo oggi nelle sale italiane distribuito da 01, il film incrocia le vicende di alcuni personaggi che negli ultimi giorni di vita di Eluana fanno i conti con i loro drammi personali. Un senatore (Toni Servillo) deve decidere se votare o meno una legge che non condivide, mentre sua figlia Maria (Alba Rohrwacher), credente e impegnata del Movimento per la vita, manifesta davanti alla clinica dov’è ricoverata Eluana e si innamora di Roberto (Michele Riondino), che invece milita nel fronte opposto. Intanto un’attrice (Isabelle Huppert) che ha sacrificato la sua carriera e il rapporto con il figlio (Brenno Placido), spera in un miracoloso risveglio della figlia in coma. E infine c’è la disperata Rosa (Maya Sansa), tossicodipendente aspirante suicida che un medico (Piergiorgio Bellocchio) riporterà alla vita.«La mia posizione resta laica e non ho uno sguardo particolarmente comprensivo verso i cattolici – continua Bellocchio –. Nel film non c’è un atteggiamento che vuole conciliare o compatire le varie posizioni dei personaggi. Ma non voglio neppure condannare chi ha fede, anche se io non ce l’ho». Mentre a un rappresentante de "La casa dei risvegli Luca De Nigris", che gli chiede a ragion veduta perché non ha mostrato nel film una delle tante famiglie che vivono in modo positivo queste situazioni, il regista replica: «Sono un artista e devo essere libero di immaginare. In un film è impossibile rappresentare tutte le posizioni. Non credo che
Bella addormentata sia una minaccia alla cura». «Sono stato molto colpito – continua – dalla conclusione della vita del cardinal Martini. Non è in discussione la sua fede, ma chiedere che non ci fosse accanimento terapeutico mi ha fatto pensare. Anche nel mio film si riferiscono le parole di papa Wojtyla che dice: "Lasciatemi ritornare alla casa del Padre"». E qui il regista ignora deliberatamente il significato di queste parole, troppe volte stravolte e strumentalizzate, rivolte da Giovanni Paolo II a chi pregava per lui. E a proposito dei politici precisa: «Nel film non c’è un disprezzo, piuttosto si parla del loro smarrimento».