Giorgio Napolitano riunirà già stamattina al Quirinale i dieci saggi, le «personalità invitate a far parte, in funzione dell’impegno già svolto o del ruolo attualmente ricoperto, dei due gruppi di lavoro». Ma dal Colle trapela tutta la delusione, persino l’irritazione per le prese di distanza, i tentativi di svuotare questa soluzione con la quale il Quirinale ha inteso evitare la deflagrazione dello scontro cui avrebbero portato le dimissioni, seriamente presa in considerazione venerdì sera da Napolitano e scartata sabato mattina. La spia ne è una seconda nota, concepita per rispondere non solo a «legittimi dubbi e scetticismi» sulla nomina dei saggi, ma anche a «timori e sospetti artificiosi e del tutto infondati». Di fronte ai quali Napolitano sottolinea «il carattere assolutamente informale e il fine puramente ricognitivo dell’iniziativa assunta» e «i limiti temporali, d’altronde ovvi - rimarca -, dell’attività dei due gruppi».Napolitano stavolta ce l’ha soprattutto col Pdl, dal quale erano trapelate in mattinata addirittura tentazioni di "sabotaggio" dell’iniziativa con il ritiro della disponibilità all’incarico di Gaetano Quagliariello. Napolitano non ha nascosto, ieri, con i suoi interlocutori, l’irritazione per questi tentennamenti su una indicazione che gli era stata fornita ufficialmente attraverso Gianni Letta, e che improvvisamente sembrava non avere padri. Sicché ha nuovamente sentito l’ex sottosegretario alla presidenza ottenendone le auspicate rassicurazioni. Dunque i due gruppi si insediano e si mettono al lavoro regolarmente stamattina, il tavolo economico ed europeo si riunirà alle 11 e quello istituzionale lo farà a mezzogiorno.Il riferimento al carattere «informale» e ai «sospetti artificiosi», nonché ai «tempi limitati», non è per ridimensionare il ruolo di queste commissioni, ma rappresenta un ulteriore appello al senso di responsabilità dei leader che - con questa soluzione - avranno qualche settimana in più per ricercare quella soluzione ampia e condivisa per per la personalità da eleggere in sua vece. Napolitano l’ha detto con chiarezza che un capo dello Stato votato solo da una parte (alla sinistra basterebbe la convergenza con Scelta Civica) non è una soluzione auspicabile. Il timore è che il Pdl, paradossalmente, dietro le posizioni ufficiali possa di fatto assecondare come auspicabile la linea oltranzista del Pd, accelerando verso il voto con l’idea di utilizzare in campagna elettorale l’argomento del "golpe", dell’accaparramento di tutte le cariche da parte di un partito sotto il 30 per cento. Opposti ostracismi che Napolitano ha tentato di sminare scartando l’ipotesi dimissioni e allontanando così l’ipotesi del voto a giugno che ieri però, non a caso, è tornata ad aleggiare nei Palazzi.Napolitano comunque va avanti confidando nei suoi ambasciatori in Pd e Pdl, e chiedendo intanto a Mario Monti di tenere duro. Ma le amarezze di questi giorni le porta alla luce, su Twitter, il consigliere per la Comunicazione Pasquale Cascella. Quando parla di saggi scelti con criteri «oggettivi». In tal modo il Quirinale intende smontare una polemica che ha profondamente addolorato Napolitano circa l’assenza di donne. Non è colpa nostra, fanno insomma notare sul Colle, se i plenipotenziari indicati dai partiti e individuati nelle istituzioni sono tutti maschi. L’altro intervento è a precisazione di una notizia pubblicata dal
Corriere della Sera, che indicava come decisiva, nella scelta finale di Napolitano, una telefonata arrivata da Mario Draghi a dissuaderlo dalle dimissioni. «Per la verità è stato Napolitano a chiamare Draghi», è la conferma sotto forma di smentita di Cascella. Anche qui il messaggio del Colle è chiaro: nessuna voglia di proseguire l’«accanimento terapeutico» restando attaccato per qualche giorno all’incarico. Ma solo il timore, avallato dalla massima autorità monetaria europea, di un disastro sui mercati. Ma non è detto che in questa confusione il rischio, per oggi, sia scongiurato.