Da più parti gli avevano chiesto di
metterci la faccia ed uscire dall'ambiguità di una legge del Pd
ma non del governo. Ieri Matteo
Renzi ha fatto fare alle unioni civili
il salto di qualità alzandole al rango delle principali riforme
del governo. Scendendo in campo
lui stesso per
una mediazione con Ncd che porti ad un
maxi-emendamento sul quale chiedere la fiducia. Un accordo da
definire entro l'assemblea dem di martedì sera ma
che forse
porterà ad individuare un altro percorso per la stepchild
adoption: un ddl alla Camera che riordini il mondo complesso
delle adozioni, etero o omosessuali che siano.
Non senza scetticismo Renzi aveva deciso, sulle unioni
civili, di tentare la via delle maggioranze variabili,
svincolandola dall'asse di governo con i centristi e provando
un'intesa con i grillini. Ma l'accordo, approvato in commissione
anche con M5S, si è impantanato in aula. A questo punto il
premier ha capito che era impossibile sganciare i parlamentari
grillini dal richiamo dei leader Grillo e Casaleggio e dalla
"sindrome di Lucy e Charlie Brown". "Noi - è il ragionamento del
leader dem - ci giochiamo la credibilità, dobbiamo riscattarci
dall'insuccesso dei Dico, loro invece fanno solo uno squallido
gioco politico". Si farà un ultimo tentativo, ma ormai
l'impressione è che nel Pd nessuno si fidi più di M5S.
Per questo
venerdì pomeriggio, in una pausa del consiglio Ue,
Renzi ha sentito per telefono Angelino Alfano e gli ha proposto
di tentare la via dell'accordo di maggioranza per intestare poi
al governo il merito di una riforma attesa in Italia da anni.
L'idea è di riunire i diritti civili per tutte le coppie di
fatto in un unico maxi-emendamento. Si era anche valutata l'ipotesi di un decreto ma poi è stata
scartata.
Ma
il neo dell'accordo di maggioranza è che scopre il fianco
laico del Pd. Renzi, che sarà presente martedì all'assemblea del
gruppo, ha assicurato che l'assemblea sarà sovrana. Ma la
composizione del gruppo parlamentare lascia pochi dubbi: i duri
e puri, cattodem e non solo contrari alla stepchild, sono una
trentina, gli altri vogliono che i diritti dei figli siano
riconosciuti. E si dichiarano pronti a votare contro un accordo
di maggioranza senza stepchild.
Per questo la via d'uscita
sarebbe l'impegno ad affrontare il tema alla Camera, dove i
numeri sono diversi, nel ddl sulle adozioni. "È un universo
quello delle adozioni - sostiene il segretario dem - molto
complesso non solo sulle adozioni omosessuali ma anche su quelle
eterosessuali, con una legge che non funziona e prevede tempi
molto lunghi".
Il rischio concreto è che i laici alzino le barricate ma
Renzi metterà in chiaro che, siccome
"il Pd non ha i numeri per
approvarsi da sola la legge", senza un accordo di maggioranza il
riconoscimento dei diritti civili salterebbe ancora, come accadde con i Dico di Prodi, rinviato
ancora una volta alle calende greche. "E questo l'Italia non può
più permetterselo", è il rischio con cui il premier punta a
tenere unito tutto il Pd.Esultano i centristi di Ap che da mesi chiedono di fare le unioni civili lasciando fuori la stepchild adoption, pericoloso varco verso l'utero in affitto.
Secondo il ministro Alfano l'ìntesa a questo punto sarebbe possibile anche con Fi. "Se ci dovesse essere con il premier un accordo su un emendamento che riscriva il testo di legge sulle unioni civili con l'eliminazione delle adozioni e dell'equiparazione al matrimonio, si potrebbe votare con la fiducia, ma io credo che un testo così si possa votare con il consenso di altri settori del parlamento, andando oltre la maggioranza di governo: credo che ampi settori di Forza Italia voterebbero una legge così". Lo ha detto a
La Telefonata di Belpietro su Canale 5 il ministro dell'interno Angelino Alfano.
Lettera-appello di 400 fra intellettuali, scrittori, artisti, personalità del mondo dell'informazione della tv e dello spettacolo
per sollecitareil Parlamento ad approvare il ddl sulle unioni civili senza tagli e senza indugi. L'appello, lanciato insieme a una petizione online su Change.org aperta alla sottoscrizione dei cittadini, è stato promosso dall'artista Sebastiano Mauri e sottoscritto tra gli altri da Andrea Camilleri, Daria Bignardi, Paolo Virzì, Jovanotti, Tiziano Ferro e Lausa Pausini. Nel testo si sottolinea che il ddl Cirinnà è "l'occasione storica di fare un primo passo verso il riconoscimento di diritti civili e umani fondamentali".